Vibo, usò la cassa della Provincia per “regalare” 1,3 milioni di euro ai familiari. Ora dovrà restituire tutto

La Corte dei Conti ha accertato il danno erariale procurato all’Ente dalla ex responsabile dell’ufficio ragioneria che ha emesso mandati di pagamento fasulli tra il 2009 e il 2011
di Redazione
15 dicembre 2017
23:07

Usava la cassa della Provincia per emettere mandati di pagamento falsi a favore del marito e dei nipoti, per un totale di circa un milione e 300mila euro. E ora dovrà restituire tutto.

Danno erariale. Questa l’accusa per la quale la Corte dei Conti calabrese ha condannato l’ex responsabile della Ragioneria della Provincia di Vibo, Mirella Currò, 45 anni, di Vibo Valentia a pagare in favore dell’amministrazione provinciale la somma di 1.281.525,70 euro, oltre alla rivalutazione monetaria, su base annua e secondo gli indici Istat, decorrente dalla data di emissione di ciascuno dei mandati di pagamento. L’ex funzionaria è stata poi condannata a pagare gli interessi legali dalla data di deposito della sentenza sino all’integrale soddisfo.


 

Condannata anche la dirigente e la banca-tesoreria

Condanna, poi, a titolo di responsabilità sussidiaria e per condotta gravemente colposa, la dott.ssa Armanda De Sossi, 64 anni, di Vibo, ex responsabile della dell’area finanziaria della Provincia, fino alla concorrenza di euro 453.500,00 euro, mentre la Banca Monte dei Paschi di Siena, tesoriere della Provincia, è stata condannata fino alla concorrenza di euro 101.410,00.

 

I reati commessi tra il 2009 e il 2011

I fatti. Tra agosto 2009 e novembre 2011 dalle casse della Provincia sono stati emessi 18 mandati di pagamenti in favore di congiunti della Currò. Quattordici emessi in favore di una nipote, tre in favore del marito dell’ex funzionaria, Baldassarre Bruzzano, uno nei confronti di un’altra nipote. Il tutto per un totale di un milione e 281mila euro.
Così agendo, la Currò si sarebbe appropriata di risorse pubbliche e nei suoi confronti sono stati “provati tutti gli elementi costitutivi della responsabilità erariale a titolo di dolo, cui soccorre, ad abundantiam, anche la valutazione di ulteriori elementi quali l’interruzione del rapporto di lavoro della stessa con l’Amministrazione danneggiata nello stesso giorno in cui veniva da questa diffidata alla restituzione della somma indebitamente sottratta ed il suo repentino trasferimento di domicilio in altro Comune lontano dalla sede di residenza anagrafica.

Gli esiti dell’indagine della Guardia di Finanza dimostrano per la Corte dei Conti “una piena coscienza e volontà del danno, una condotta appropriativa delle risorse pubbliche connotata da dolo, in quanto realizzata attraverso un’attività truffaldina dispiegatasi mediante molteplici macchinazioni ed artifizi.

I falsi mandati emessi in pagamento sono stati, in alcuni casi, falsamente formati dalla stessa Currò, con l’indicazione delle false causali di pagamento e con l’indicazione del numero di conto corrente bancario dei congiunti beneficiari; alcuni di essi recano firme la cui autenticità è stata disconosciuta dai rispettivi apparenti firmatari. Il danno arrecato dalla stessa è pari all’ammontare dei diciotto mandati pagati per inesistenti titoli giuridici e causali, pari ad euro 1.281.525,70.

 

Esclusa la condotta dolosa della dirigente

La posizione della De Sossi. Esclusa una sua cooperazione dolosa, per la Corte dei Conti la posizione apicale rivestita dalla De Sossi all’interno del settore di competenza, comportava “un preciso dovere di vigilanza e controllo che, nella vicenda all’esame è stato dalla medesima più volte disatteso, con conseguente addebito di responsabilità gravemente colposa per culpa in vigilando. Depone in tal senso - scrivono i giudici - anche l’ulteriore circostanza che la convenuta ha formalmente riconosciuto come propria la firma apposta sui mandati contestati e ciò equivale ad ammettere la sua totale inosservanza dei doveri di controllo che le competevano nella qualità di responsabile dell’Ufficio preposto.Gli artt. 185 del T.U.E.L. e 34 del regolamento di contabilità appaiono sufficientemente chiari nel delineare il contenuto delle attività doverose in capo alla De Sossi, quale responsabile del Servizio Finanziario, che, se correttamente osservate, avrebbero evitato la produzione del danno, prima fra tutte la verifica della esistenza di un titolo valido giuridico sottostante alla emissione dei mandati.

Tuttavia il Collegio reputa equo circoscrivere la responsabilità della Dirigente ai soli mandati di pagamento, irregolarmente emessi, che recano in calce la sua firma autografa per il complessivo importo di euro 907.215,00. Rispetto a tale importo la De Sossi risponde a titolo di responsabilità sussidiaria fino alla concorrenza di euro 453.500,00, pari al 50% del danno alla cui produzione la medesima ha certamente concorso con la totale omissione di qualsiasi preventivo controllo sui mandati da lei direttamente sottoscritti".

 

La responsabilità di Monte Paschi

La responsabilità del Monte dei Paschi di Siena. Quale tesoriere della Provincia di Vibo, per la Corte dei Conti la banca ha “colpevolmente omesso quelle doverose attenzioni rispetto alle singole operazioni di pagamento dei mandati palesemente irregolari, finendo con il contravvenire con colposa negligenza ai propri doveri convenzionali. La responsabilità sussidiaria del tesoriere può essere limitata alla somma complessiva di 101.410,00 euro relativa ai due mandati pagati in carenza degli indispensabili presupposti formali e, quindi, deve ritenersi senza l’esercizio sugli stessi del dovuto controllo da parte del tesoriere, il che integra la condotta gravemente colposa che ne giustifica la condanna in via sussidiaria”.

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top