Processo Crisalide, chiesti otto anni e otto mesi per Pasqualino Ruberto

Continua a Catanzaro il processo con rito abbreviato. Otto anni e otto mesi chiesti anche per il padre dell’ex vice presidente del consiglio, Giuseppe Paladino. Pene tra i due e i venti anni  per tutti gli imputati

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di Tiziana Bagnato
18 luglio 2018
15:46
Pasqualino Ruberto
Pasqualino Ruberto

Otto anni e otto mesi di reclusione. E’ questa la pena richiesta dal Pm Elio Romano per Pasqualino Ruberto e Giovanni Vincenzo Paladino, padre di Giuseppe ex vice presidente del consiglio comunale. Stamane nel foro di Catanzaro è proseguito il processo Crisalide per coloro che hanno richiesto il rito abbreviato. L’accusa per entrambi è di avere assunto «il ruolo di concorrenti esterni dell’associazione criminale di stampo ‘ndranghetistico denominata cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri in quanto, pur non potendosi ritenere inseriti stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, fornivano tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo di natura materiale e/o morale».


Pene comprese tra i due e i venti anni per gli altri imputati. Dieci anni e otto mesi la pena richiesta per Alessandro Gualtieri, all’epoca compagno del consigliere comunale MariaLucia Raso, poi dimessasi. In 11 hanno scelto il rito ordinario, tra i quali Giuseppe Paladino, l’ex vice presidente dell’assise che si sarebbe recato nel fortino della cosca incappucciato per concordare il sostegno alla campagna elettorale del 2015.


Le parti civili

Diverse le costituzioni di parte civile. In particolare, i fratelli Francesco e Pasquale Butera, Antonio Crapella, la Comunità Progetto Sud e Luigi Angotti, titolare del Forno Angotti devastato da un’ordigno a scopo intimidatorio, l’associazione Antiracket Ala, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell’Interno con l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro e il Comune di Lamezia.

L'operazione

L’operazione Crisalide, elemento determinante anche dello scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose del comune di Lamezia Terme, scattò per mano dei Carabinieri sotto la regia della Dda, il 23 maggio scorso. In un primo step vennero fermati in 52 con le accuse, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina.


A dare fuoco alle polveri era stata un’indagine del Nucleo Investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme che permise di documentare come la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri controllasse il territorio ricorrendo a danneggiamenti e ad attività estorsive ma anche spacciando stupefacenti. Dopo la chiusura indagini, è stato chiesto il processo per 64 persone.

 

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Giornalista
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