“Costretta a chiedere aiuto economico per difendere i diritti di mio figlio”

Lo sfogo di Rosita Terranova, madre del piccolo Antonio Maria che dopo due anni di lotte non può ancora andare a scuola. La vicenda a Cosenza
di Tiziana Bagnato
9 novembre 2017
19:11

“Chi ripaga me dei danni fisici riportati da mio figlio?  Chi paga i danni fisici e morali subiti da me per quanto accaduto e per quanto accade ancora? Ho certificati medici che attestano l'assoluta necessità che mio figlio vada a scuola”.

 


Tiene duro da anni Rosita Terranova, stringe i denti e cerca di affogare quella catena di dolori, dispiaceri e sofferenze che la vita tutti i giorni le riserva negli occhioni verdi e limpidi di Antonio Maria. E’ diventata uno scudo, sacrificando in toto la sua vita affinché suo figlio possa vivere dignitosamente e non essere l’anello debole di un sistema che spesso proprio su chi più avrebbe bisogno delle sue risorse, passa sopra.

 

Antonio Maria è un bambino di sette anni, gravemente disabile che, nonostante la madre da oltre due anni abbia cercato in tutti i modi di mandare a scuola, è costretto a rinunciarvi di nuovo, ancora.

 

Il suo è un caso che ha fatto storia. Mentre i comuni di Mendicino e Cosenza si affrontavano a suon di “competenze” su chi avrebbe dovuto fornire al piccolo un mezzo adatto a recarsi a scuola, Rosita ha anche rischiato una denuncia per avere violato l’obbligo scolastico del figlio, mentre lei, da due anni, lottava facendo leva su tutte le sue forze e risorse per risolvere quel gomitolo di burocrazia, braccio di ferro tra istituzioni e scarsa elasticità, che costringeva Antonio a rimanere a casa.

 

Il 18 settembre scorso, dopo 24 mesi di rimbalzi  e strattonamenti, il piccolo era riuscito ad entrare in classe dove ad accoglierlo aveva trovato striscioni e regali di benvenuto.

Ma è stato soltanto l’inizio di una nuova odissea che Rosita ha accettato di raccontare a LaCNews24. “E’ dal 2015 che chiedo il mezzo di trasporto per mio figlio. Me lo hanno dato solo a settembre 2017”. Ma già da fine maggio Rosita si era accorta che i mezzi della ditta scelta per occuparsi del piccolo non erano idonei. Il piccolo è affetto da una malattia degenerativa molto invalidante che rende il suo corpicino estremamente fragile e debole, con un sistema immunitario ridotto a lumicino.

 

Ecco perché ha bisogno di essere tutelato. Ciò che la madre del piccolo aveva notato era che il mezzo non era di dimensioni tali da permettergli di entrare nel garage del palazzo per prelevare Antonio Maria in caso di brutto tempo e addirittura, ci riferisce  Rosita, con cinture non a norma.

 

La conseguenza di non avere potuto riparare e coprire bene il piccolo da un acquazzone autunnale durante il passaggio dall’abitazione al mezzo ha portato ad un ricovero di Antonio Maria per cinque giorni. “Ovviamente, ogni volta che ha piovuto o che sembrasse potesse piovere lui non è potuto andare a scuola dato il precedente poco piacevole – racconta Rosita - anche l’ascensore non è funzionante ed  è sprovvisto di tettoia atta a proteggere mio figlio dalla pioggia qualora dovesse entrarvi”.

 

Un mezzo non idoneo, un ascensore non funzionante e senza tettoia. Tre elementi concatenati di apparente facile risoluzione ma che al momento tengono di nuovo al palo il piccolo Antonio Maria.  “Ho chiesto di riparare l’ascensore e costruire una tettoia già a partire da luglio 2017 – si sfoga Rosita - solo ieri, 8 novembre, pare abbiano iniziato i lavori di ripristino ascensore, ma non tettoia e niente mezzo di trasporto adeguato.  Quindi, Ancora Niente scuola. Se il mezzo di trasporto adeguato non verrà dato, l'ascensore riparato e la tettoia costruita, niente scuola. Uno solo di questi requisiti non rispettati basta a far stare mio figlio a casa”.

 

Rosita che attesta di avere documenti e certificati per ogni cosa dichiarata, intanto confida che: “Sono stata anche costretta a chiedere aiuto economico tramite Facebook – denuncia ancora -  anche per pagare le spese legali pur avendo un avvocato che mi ha detto che posso pagare quando e quanto posso, ma che devo comunque pagare perché sta lavorando per risolvere problemi causati dal comune di Cosenza”.

 

Un cane che si morde la coda, per motivi apparentemente facilmente risolvibili. Una situazione paradossale in cui ancora una volta stupisce il silenzio delle istituzioni, anche quando a perderci, ad andarci sotto sono i bambini.

Tiziana Bagnato

Giornalista
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