Cosenza, smascherata falsa associazione di volontariato operante nel settore sanitario

La falsa associazione gestiva un vero e proprio centro sanitario poli-specialistico offrendo servizi sanitari a pagamento
3 agosto 2017
07:43

La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza ha scoperto un’associazione, con interessi in ambito provinciale, che offriva servizi sanitari a pagamento anche a persone non associate e senza ottemperare ai previsti adempimenti fiscali, mascherando la sua attività come una forma di volontariato.


L’associazione, solo artatamente creata come Ente non commerciale per godere delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa di settore, gestiva un vero e proprio centro sanitario poli-specialistico con clienti provenienti da svariate zone dell’hinterland cosentino e medici a cui venivano corrisposti compensi giustificati come rimborsi spese.



Per appurare tali aspetti è stata necessaria una verifica fiscale, svolta dalle Fiamme Gialle cosentine, per più periodi d’imposta, visto che non erano mai state presentate le previste dichiarazioni fiscali. Le attività di controllo effettuate hanno fatto emergere l’omessa dichiarazione e contabilizzazione di ricavi per un importo, complessivamente, pari a circa 60.000 euro oltre al mancato pagamento dell'imposta di bollo, concernente l’emissione di circa 300 documenti fiscali, e della tassa relativa alle concessioni governative nonché l’assenza dei previsti libri e registri ai fini dell’Iva e delle Imposte dirette.

 

Sanzione amministrativa fino a 100mila euro

Inoltre, la falsa associazione, proprio in virtù della delicatezza dell’attività svolta (assistenza sanitaria, visite mediche, attività ambulatoriali,…) avrebbe dovuto munirsi delle autorizzazioni previste dall’art. 3 della Legge Regionale della Calabria n. 24 del 2008 (Norme in materia di autorizzazione, accreditamento, accordi contrattuali e controllo sulle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private). L’inosservanza di tale disposizione ha comportato l’applicazione di una sanzione amministrativa che può arrivare fino ad un massimo di 100.000 euro.

 

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