Cosenza, confiscati beni per oltre 700mila euro alla cosca Ruà-Lanzino

Destinatari del provvedimento il reggente della cosca e un suo parente, ritenuto intraneo alla stessa. Eseguite anche misure di prevenzione personale
14 luglio 2017
07:56

La Guardia di Finanza di Cosenza ha confiscato, su disposizione del Tribunale di Cosenza, un patrimonio di oltre 700 mila euro nei confronti dell’esponente di spicco del clan Ruà / Lanzino, Francesco Patitucci e di un suo parente Giuseppe De Cicco, intraneo alla stessa cosca. Le Fiamme Gialle calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale della confisca, emessa dal Tribunale di Cosenza - Sezione Misure di Prevenzione.

La confisca è avvenuta su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta dal Procuratore Capo Gratteri, a seguito di una articolata e complessa attività di accertamento sulla base del Codice Antimafia svolta dalla Guardia di Finanza di Cosenza e coordinata dal Procuratore Aggiunto Bombardieri.


 

Eseguite anche misure di prevenzione personale

Contestualmente, la Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Cosenza ha dato corso alla misura di prevenzione personale. In particolare nei confronti del Patitucci è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di quattro anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, mentre nei confronti de De Cicco la sorveglianza speciale per la durata di anni tre. Ritenuto ai vertici della cosca, si trova attualmente detenuto per violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale e per violazione legge armi. 

 

Patitucci Francesco è stato già condannato per il delitto di associazione mafiosa e reati connessi con sentenze di primo e secondo grado (divenuta irrevocabile nel 2015), nelle quali veniva condannato per appartenenza all’associazione mafiosa denominata “Lanzino/Rua” e riconosciuto quale “reggente” della consorteria, nonché per la commissione di reati di estorsione e di usura. Peraltro il capo clan era già stato condannato per la partecipazione all’associazione mafiosa denominata “Pino-Sena”, con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catanzaro, divenuta irrevocabile nel 2000.


De Cicco Giuseppe, invece, è legato da stretti rapporti di natura familiare con il reggente del clan ed è indicato nei provvedimenti dell ‘Autorità Giudiziaria come intraneo alla cosca “Ruà-Lanzino”, prevalentemente con compiti di riscossione dei proventi dell’usura praticata dal clan.

 

I beni confiscati

La confisca è stata possibile grazie anche al lavoro certosino svolto dai Finanzieri calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che hanno svolto accertamenti patrimoniali nei confronti dei proposti nonché dei loro prossimi congiunti. Accertamenti che, nel periodo 2002/2013, hanno evidenziato una netta sproporzione delle movimentazioni economico-finanziarie in uscita rispetto ai redditi dichiarati, nemmeno idonei a soddisfare anche le solo esigenze primarie di vita.

 

L’esecuzione del  provvedimento di confisca ha portato al sequestro dei seguenti beni : 3 fabbricati turistico-residenziali, siti in provincia di Cosenza; 1 società di capitale, con 10.000 quote sociali, con relativo complessoaziendale operante nel settore delle costruzioni di edifici; n1 automezzo, rapporti bancari, per un valore complessivo stimato pari ad oltre 700 mila euro.

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