Il caso

«Siamo rovinati». «Macché, non ci fanno niente…». L’arroganza dei minori dopo il pestaggio al senzatetto nel Vibonese

Il giudice ha disposto la misura cautelare del collocamento in comunità: «Vanno allontanati dalle famiglie». L’episodio risale allo scorso 25 maggio quando i giovani si sarebbero introdotti nella scuola dove il clochard aveva trovato riparo. La vittima: «Hanno agito con cattiveria»

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di Alessia Truzzolillo
30 luglio 2024
16:02

Lo scorso 25 maggio a San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia sei ragazzi, tutti minorenni, si sono introdotti nell’istituto professionale in cui aveva trovato riparo per la notte un senza tetto. I ragazzi, sostiene la Procura di Vibo Valentia, lo avrebbero aggredito brutalmente, mentre dormiva, con calci, pugni, schiaffi, colpendolo ovunque anche grazie all’uso di bastoni mentre lo insultavano con l’espressione «romeno di merda».
Non solo. Dopo aver posto i vestiti e le scarpe dell'uomo su una catasta di legna avrebbero appiccato il fuoco danneggiando irrimediabilmente i pochi averi del clochard.
I ragazzi oggi sono accusati di lesioni personali aggravate dalle finalità discriminatorie e danneggiamento seguito da incendio aggravato.

Il gip: «Allontanare i minori da famiglie e territorio di riferimento»

Il gip del Tribunale per i minorenni di Catanzaro ha deciso di applicare per i sei ragazzi la misura cautelare del collocamento in comunità.
Secondo il gip «il sistema familiare non è apparso funzionale a neutralizzare la spiccata propensione delittuosa degli indagati, apparendo necessario il rigoroso distacco dal territorio di riferimento e dall’ambiente e circuiti che hanno favorito l’agire illecito» dei giovani. Uno dei ragazzi, inoltre, apparterebbe a una famiglia vicina ad esponenti della criminalità organizzata di San Costantino.


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La chat: «Non ci fanno niente»

I ragazzi provengono da ambienti difficili. Qualcuno non segue adeguatamente il percorso scolastico. Tre di loro hanno precedenti per avere causato lesioni a gravi a un amico facendo cadere a una giostra.
L’analisi di una chat whatsapp indica la preoccupazione dei minori alla notizia, letta su un quotidiano online, di sei giovani indagati dall’autorità giudiziaria.
«Siamo rovinati», dice uno di loro.
Questa preoccupazione cede, però, il passo alla strafottenza: «… non di fannu nenti (non ci fanno niente, ndr)».

La vittima: «Sono anche io un essere umano»

A denunciare i fatti è stata una fonte confidenziale che ha palato con i carabinieri di San Costantino. Quando il comandante della Stazione si è recato dalla persona offesa, questa ha ammesso quanto accaduto. Ha riconosciuto in foto i ragazzi dicendo di averli visti perché aggredito davanti alla porta dell’istituto, rischiarata anche dall’illuminazione esterna.
«Sottolineo che hanno agito con cattiveria – ha detto la vittima –, violenza e grande odio razziale nei miei confronti, sono anche io un essere umano e non è normale che nel 2024 accadano ancora cose simili».

Il testimone

Nel corso delle indagini è stato ascoltato un altro giovane il quale ha riferito ai carabinieri di essere stato invitato a uscire col gruppo. Intorno alle 3 del mattino ha visto i ragazzi entrare nella scuola ma lui non è entrato, salvo poi sentire delle urla. Preoccupato che stesse succedendo qualcosa ai suoi amici è entrato anche lui col telefonino pronto a riprendere, quando si è accorto che gli amici stavano picchiando l’uomo rumeno, il testimone ha raccontato di avere avuto paura e di essersi allontanato cancellando il video. La vittima ha spiegato di non essersi accorta della presenza di un’altra persona o che qualcuno stesse registrando.

Gli interrogatori

Nel corso degli interrogatori, i minori, tranne uno che non ha parlato, hanno cercato di difendersi.
Uno ha riferito di non trovarsi in paese quella sera, cosa smentita dal testimone e dalle dichiarazioni degli altri presenti.
C’è chi ha detto che il rumeno era ubriaco e li avrebbe aggrediti per primo. C’è chi ha detto che la botta in testa la vittima l’avesse già dalla giornata precedente.
Un altro ha raccontato dell’aggressione, che sarebbe durata 20 minuti, e che i suoi amici, senza motivo,  avrebbero aggredito con calci e schiaffi il clochard. Ma lui
non si sarebbe accodato al resto del branco.

Il giudice ha scritto che le dichiarazioni degli indagati «non possono fornire nessun elemento a difesa di taluno di loro, ponendosi piuttosto quale ulteriore indizio di reità a loro carico».
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Francesca Comito, Diego Brancia, Giuseppe Santamaria, Nazzareno Latassa, Alfredo Mercadante e Renato Vigna.

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