“Ciak si gira! Dietro le immagini della Prociv forse una “sapiente regia”

La Cisal: “È di ieri la clamorosa notizia che a un dirigente della Regione è pervenuta una mail di diffida di una funzionaria mediante cui è stata denunciata l’installazione non autorizzata - negli uffici della Prociv provinciale di Vibo - di telecamere attraverso cui il personale e l’utenza esterna vengono sorvegliati”
12 ottobre 2017
15:09

Riceviamo e pubblichiamo:

 


La Cisal stigmatizza l’ennesimo abuso perpetrato dal dott. Carlo Tansi ai danni dei dipendenti della Protezione Civile, Dipartimento di cui peraltro è a capo. È infatti di ieri la clamorosa notizia che al dirigente di settore “Datore di lavoro, Sicurezza sui luoghi di lavoro e Privacy” della Regione è pervenuta una mail di diffida di una funzionaria mediante cui è stata denunciata l’installazione non autorizzata - negli uffici della Prociv provinciale di Vibo - di telecamere attraverso cui il personale e l’utenza esterna vengono sorvegliati a distanza dal dg Tansi in modo del tutto abusivo, forse persino illegale e di certo antisindacale. La presenza delle telecamere, secondo quanto si legge nella mail di denuncia, non sarebbe stata autorizzata da alcun accordo vergato con le varie rappresentanze sindacali né da alcuna commissione interna. A riguardo – rincara la dose la Cisal – giova ricordare come ai sensi dall’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori “gli impianti e le apparecchiature di sorveglianza, da cui derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installate solo previo accordo con le rappresentanze sindacali, ovvero, in loro mancanza, con la commissione interna”. Ma vi è di più, proprio sul piano squisitamente giuridico, la Cassazione penale – con una sentenza del 2013 – ha statuito che l’attivazione in azienda di impianti audiovisivi da cui derivi una forma di controllo, in assenza di autorizzazione sindacale o amministrativa, integra il reato di violazione della privacy dei lavoratori. Un comportamento, appunto illegale, penalmente rilevante. Detto questo, come sindacato ci poniamo una domanda più che legittima: dell’accensione di tali telecamere l’amministrazione regionale era al corrente? Aggiungiamo poi un altro quesito: siamo sicuri che le inquadrature e le successive immagini filmate non siano gestite direttamente da smartphone o altri dispositivi mobiles? Un fatto che permetterebbe anche una diffusione in rete del materiale acquisito, a quel punto in spregio di qualunque norma e, se ci consentite, del buon senso. O forse dobbiamo desumere che il dott. Tansi, il cui contratto in Regione scadrà tra un anno e secondo i soliti rumors non in odor di riconferma, voglia intraprende una nuova carriera nel mondo della tv o del cinema per cui gli serva far pratica nella direzione delle telecamere? Una domanda retorica, ma che non deve essere scambiata per una critica sferzante e irriverente pur considerato quanto appreso in aggiunta a tutto ciò. Si tratta della comunicazione sulla stessa installazione nella sede della Prociv provinciale di Crotone. Apparecchi di cui abbiamo contezza anche grazie al copioso materiale fotografico raccolto tanto negli uffici crotonesi quanto in quelli vibonesi. Un modo di procedere non solo arbitrario, sotto il profilo sindacale e giuslavorista, bensì anche perseguibile, almeno stando alle disposizioni normative e riferimenti giurisprudenziali citati. Ecco perché – prosegue la Cisal nella sua nota – è adesso più che mai necessario l’intervento degli organi preposti: in primis del governatore Mario Oliverio ma anche dell’assessore al Personale e del dirigente di Settore competente, i quali non ci risulta abbiano approvato il montaggio degli impianti di sorveglianza. Tocca infatti a loro agire senza indugi per “ripristinare la legalità” compiendo tutte le opportune azioni amministrative a tutela dei lavoratori che, come noi della Cisal, gradirebbero inoltre conoscere quale ditta abbia montato gli impianti di sorveglianza. Ci permettiamo infine – chiosa il sindacato – di invitare l’Amministrazione, qualora quanto denunciato corrispondesse al vero, a procedere all’immediata rimozione o modifiche in sanatoria degli strumenti montati; ma pure ad avviare le procedure per il recupero delle somme malamente spese, che a oggi risultano a carico della Regione.

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