Itinerari tematici e aperture speciali per le “Giornate Fai d'Autunno”

Nelle cinque province calabresi si potranno ammirare per due intere giornate le bellezze artistico-naturalistiche poco conosciute e inaccessibili 

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di Paula Scalamogna
8 ottobre 2018
12:01
Interno del Lanificio Leo a Soveria Mannelli (Cz)
Interno del Lanificio Leo a Soveria Mannelli (Cz)

La Calabria è una regione tutta da scoprire, con un patrimonio artistico e naturalistico invidiabile. Sabato 13 e domenica 14 ottobre, il Fai (Fondo ambientale italiano) consentirà ai più curiosi di andare alla scoperta della Calabria “nascosta”. Infatti, il prossimo weekend, si festeggeranno le “Giornate Fai d’Autunno” durante le quali bellezze italiane poco conosciute e inaccessibili verranno aperte al pubblico per 2 intere giornate. Saranno 660 luoghi aperti in 250 città d’Italia, 20 dei quali nelle 5 province calabresi. L’evento è stato realizzato dai Gruppi Fai Giovani, giovani appassionati, sparsi in tutta la penisola, che hanno scelto di dedicare il proprio tempo libero alla diffusione e alla tutela delle bellezze artistiche italiane, organizzando annualmente visite culturali, escursioni, seminari, corsi ed eventi stagionali.

 


In provincia di Catanzaro

La biblioteca "Michele Caligiuri". Questo weekend, a Soveria Mannelli, sarà possibile visitarla grazie al Fai. Venne istituita nel 2006 da Mario Caligiuri, docente dell'Università della Calabria e vice sindaco della cittadina catanzarese.  L'ente nacque grazie alla passione per i libri nutrita dal padre di Mario, Michele, al quale fu intitolato. Il professore, ereditando la stessa passione del padre per la cultura e lo studio incrementò nel corso degli anni la collezione, tanto da dotare la biblioteca di volumi che spaziano dalla storia d'Italia, agli usi e costumi, all'arte e alla letteratura.

 

 

Il lanificio Leo. Fondato nel 1873 aprirà le sue porte al pubblico per le Giornate Fai. È da 150 anni che questa azienda tessile calabrese lavora la lana, partendo dalla tessitura a finire col finissaggio. Nel 1935 grazie all’impianto con l’energia elettrica e all’apertura di importanti vie di comunicazione stradale e ferroviaria, la famiglia di imprenditori calabresi che fondò la bottega, decise di ampliarla aumentando la manodopera. All’interno del lanificio vi è un magnifico Museo d’impresa, uno spazio in cui si realizza quotidianamente il ciclo della lana con dedizione e creatività.

 

In provincia di Vibo Valentia

La tonnara piccola. Le “Giornate Fai d’Autunno” consentiranno di visitare la tonnara, detta "tonnarella", calata in mare nel 1578 a Pizzo Calabro. La decisione di impiantarla fu presa dalla principessa Anna de Silva de Mendoza. Il suo sorgere, infatti, provocò una violenta reazione da parte del duca di Monteleone, proprietario delle due tonnare di Bivona e di S. Venere, il quale temeva che questo impianto concorrenziale avrebbe danneggiato l'attività delle sue imprese. La tonnara "d'a Gurna" che pescava tonni di piccole dimensioni, ma in maggior numero rispetto alla tonnara grande. Ebbe una prima "loggia" situata nella spiaggetta "Seggiola", dove esistono ancora i ruderi e, successivamente, una seconda "loggia" più comoda, posta nella spiaggia del Rione Marina. Nella "loggia" della "Seggiola, oltre alla salagione, fu praticata anche la cottura per la produzione del tonno all'olio.

 

 

L'antico collegamento tra la Marina e il Castello Murat. A Pizzo, questo weekend, si potrà visitare la porzione di un percorso che anticamente collegava la marina al rione del borgo superiore, dove si trovano il Castello di Murat e diversi palazzi nobiliari. 

Questo percorso alterna scalinate panoramiche e gallerie scavate nella roccia. Purtroppo, non è più possibile ripercorrere il tragitto interamente a causa dell’inagibilità dei alcuni tratti, ma grazie alla concessione del proprietario di una delle gallerie, si avrà possibilità di accedere alla prima porzione di questo sentiero.

 

 

 

 

 

 

 

 

In provincia di Cosenza

L’acquedotto del Merone e Parco delle Rimembranze. Porte aperte all'acquedotto, ubicato sulla panoramica collina Muoio e risalente al 1932. L’architettura riflette una miscela di stile neogotico e neorinascimentale con finestre ogivali, tipica dell’epoca fascista. L’impianto è composto dal grande serbatoio interrato e dalle camere di manovra. Fu completato con il vicino Parco delle Rimembranze, caratterizzato da una ricca vegetazione arborea. Si ritenne opportuno dare all'acquedotto una veste architettonica, perché un'opera di così grande importanza cittadina avesse la sua parte appariscente, favorita dalla posizione delle colline Muoio, che dominano tutta la città. Il prospetto si è intonato allo stile lombardo che meglio si presta, anche con masse modeste, a realizzare un insieme robusto e austero come si addice ad opere del genere.

 

 

I giganti della Sila. A Spezzano della Sila, in provincia di Cosenza,  si conservano alberi alti fino a 45 metri e dall’età straordinaria di 350 anni, i cosiddetti "giganti della Sila", testimoni delle antiche selve. Un bosco ultracentenario con oltre 60 esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo, proprietari del vicino Casino. La selva fu sfruttata nei secoli dai pastori per estrarre dai tronchi una resina infiammabile come la pece, era una risorsa preziosa che tra il Seicento e il Settecento e fu oggetto di numerosi provvedimenti del governo di Napoli, emessi per limitare le frequenti minacce di abbattimento. 

Con la Seconda guerra mondiale, i terreni furono espropriati e reintegrati poi nel patrimonio dell’ex Azienda di stato per le Foreste demaniali che, insieme alla famiglia Mollo, promosse l’istituzione dell’attuale Riserva naturale guidata biogenetica allo scopo di studiare, conservare geneticamente e tutelare questo patrimonio storico-naturale di enorme valore. Un bosco che offre un ambiente spontaneo ad animali che vivono ormai in pochi altri luoghi del Paese. Nelle due giornate si potrà passeggiare in mezzo a questo prodigio di indubbia spettacolarità, che suscita meraviglia e ammirazione.

 

 

In provincia di Crotone

La Fontana Vecchia. A Santa Severina, un paesino in provincia di crotone, nel 1890 venne fatta costruire una fontana dall’arcivescovo De Risio, a testimonianza di ciò è ancora ben visibile in alto sulla parte frontale della fontana lo stemma dello stesso arcivescovo e un’epigrafe in latino a ricordo. L'arcivescovo fece arrivare l’acqua dal monte “Petrirta” in paese nel 1890. Fino a quel tempo i cittadini si servivano sia per bere che per altri usi dell’acqua piovana, che raccoglievano in cisterne pubbliche o private, in attesa della nascita dell’acquedotto Silano, che portò l’acqua in paese nel 1914. Annesso alla fontana vi era anche un abbeveratoio per animali, in particolare per cavalli, che venivano ferrati nella forgia di mastro Giovanni situata accanto. Anche i contadini usavano fermarsi lì a rifornirsi di acqua più volte al giorno. La fontana fin dalla sua costruzione ebbe una importante funzione sociale per tutta la popolazione.


In provincia di Reggio Calabria

Mulino “D'o Furnu”. Bivongi, un comune del reggino, apre le porte a coloro che vorranno visitare l’area dove si trovano i resti di un antico opificio, chiamata “angra d'o fhurnu” (orto del forno) e/o “Argalia” (luogo dove batteva il maglio)

Il mulino “d'o Furnu” costituisce una straordinaria testimonianza del passato industriale della vallata dello Stilaro. Realizzato nel XIII secolo dai circestensi, nel corso dei secoli, l’antico forno per l’argento fu trasformato in ferriera per produrre granate per l’esercito reale e, fino al sec. XVII, appartenne alla famiglia Fieramosca. Il mulino venne utilizzato fino al XVIII secolo per la frantumazione della galena, cioè, solfuro di piombo ricco di argento, che costituisce il principale minerale per l’estrazione del piombo, sfruttato fin dagli albori della civiltà. Sui resti della ferriera venne poi realizzata una conceria che rimase attiva fino agli anni ’50.

 

 

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