“Il reparto lo comandiamo noi”. Così al San Vitaliano si prendevano gioco della paziente affetta da Sla

Sevizie psicologiche, la minaccia di chiuderle il monitor tramite cui comunicava, quella di non darle da bere nemmeno acqua. Intercettazioni e filmati disegnano un quadro grottesco
di Tiziana Bagnato
13 luglio 2017
16:55
(Foto di repertorio)
(Foto di repertorio)

«Nun cumincià cu denuncià ca un ti dugnu né acqua né café e ti chiudu puru u monitor, denuncia - denunciante». E poi, ancora, «Cumandanu illi, comandiamo noi il reparto lo comandiamo noi». Scherni, derisioni, cattiverie, dispetti. Il tutto nei confronti di una donna anziana, paralizzata a letto dalla Sla ma perfettamente lucida e decisa a farsi rispettare nella sua dignità di persona. Teatro del dramma una delle cliniche private considerate all’avanguardia per la cura delle malattie neurogenetiche. Qui un medico e nove infermieri sono stati posti ai domiciliari perché indagati nell’ambito dell’operazione ‘Urla silenziose’ per maltrattamenti aggravati da motivi abietti nei confronti di una paziente malata di Sla che negli ultimi anni aveva denunciato più volte le angherie e le sevizie a cui veniva sottoposta.

 


Protagonista di questa storia, ironia della sorte, una donna medico chirurgo internista, con quattro specializzazioni, una delle quali in medicina legale, e con in più una laurea in Giurisprudenza e una in Scienze politiche. Una donna in là con gli anni che, seppur ridotta dalla sla a livello fisico ad un vegetale, era mentalmente lucida e decisa a non farsi mortificare come persona. Prima il contatto con un avvocato poi l’inizio delle indagini, intercettazioni e filmati che hanno documentato le vessazioni subite dalla donna”. La sua unica colpa, quella di non avere parenti o amici. Così i suoi aguzzini pensavano di potere operare a loro piacimento. Ma lei, silenziosamente, con il suo lettore ottico scriveva mail, chiedeva aiuto, denunciava. E ora il suo coraggio è stato premiato e ha trovato voce. Proprio lei che si vedeva spegnere il comunicatore vocale per essere ridotta al silenzio, oppure, si vedeva spostare il monitor in modo che non potesse individuare la sua pupilla e fare da lettore ottico per permetterle di scrivere.

 

Gli arrestati

In manette sono finiti Emanuela Caporale, 41 anni, di Lamezia Terme, Denisia Elena Rosu, 39 anni, della Romania, Giacinto Muraca, 38 anni, di Catanzaro, Tonino Bria, 35 anni, di Luzzi, Antonio Di Bari, 29 anni, di Cosenza, Giovanni Presta, 55 anni, di San Lucido, Donatella Folino Gallo, 29 anni, di Falerna, Caterina Ester, 30 anni, di Rota Greca, Giuseppe Rotundo, 39 anni, di Catanzaro. L'inchiesta "Urla silenziose" è stata coordinata dal sostituto procuratore Stefania Paparazzo assieme al Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e all'aggiunto Vincenzo Luberto.

 

Le indagini

Le indagini partono da un esposto denuncia che un notaio di Catanzaro presenta a febbraio 2016, riferendo di essere stata contattata per motivi di lavoro dalla paziente. Già in passato, con un esposto del 20 settembre 2014, la paziente aveva cominciato a denunciare, tramite un avvocato, i soprusi e le prevaricazioni di cui si diceva vittima. G.F. mandava mail, si sfogava, raccontava le umiliazioni, i modi sgarbati che riceveva, con l’avallo anche di un medico, pure lui finito ai domiciliari, il dottore Giuseppe Rotundo.


Già nel 2014 la paziente aveva denunciato: «Chiamo l’oss per essere igenizzata, saluto e neanche mi risponde, chiedo cosa serve e mi risponde “no”… ho chiesto di esser messa a letto e mi ha detto “fai veloce che non sei nessuno”… durante la notte avevo muchi e l’infermiera non veniva, l’oss mi ha aspirato superficialmente e mi sono riempita di muchi e schernendomi dice “non ho paura di te, ho avvocati gratis”». Ma lei, immobile, ha messo in moto e portato avanti la sua battaglia e l’ha vinta.

 

Tiziana Bagnato

Giornalista
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