Morì per defibrillatore guasto: condannati infermieri e direttore sanitario

Per il decesso nel 2008 della 19enne Antonella Vergori sul lungomare di Nocera Terinese, il Tribunale di Lamezia ha anche assolto cinque imputati
di Giuseppe Baglivo
20 luglio 2017
12:07

A quasi 9 anni dalla morte di Antonella Vergori (in foto) sul lungomare di Nocera Terinese è stata pronunciata la sentenza di primo grado nei confronti di medici e infermieri che intervennero sui luoghi in cui la ragazza fu colta da malore.

 


Dopo ampia e articolata requisitoria del pm Luigi Maffia sono intervenuti i difensori dei familiari della ragazza costituiti parte civile con gli avvocati Ortensio Mendicino e Leopoldo Marchese, nonché i difensori degli imputati, gli avvocati Aldo Ferraro, Domenico Folino, Francesco Stella, Giuseppe Alvaro, Giuseppe Pugliese e Bruno Ganino, cui è seguita la lettura della sentenza dopo oltre 3 ore di camera di consiglio. Il Tribunale di Lamezia Terme, in persona del giudice Francesco Aragona, ha sostanzialmente confermato l'ipotesi accusatoria secondo cui la morte della ragazza fu provocata dal malfunzionamento del defibrillatore in dotazione all'ambulanza del 118 di Falerna che intervenne sul posto dopo che Antonella Vergori fu colta da malore in una calda sera d'estate del 2008, dispositivo che se solo avesse funzionato correttamente avrebbe potuto salvarle la vita.

 

Per il reato di omicidio colposo sono stati quindi condannati: Rocca Maurizio (con l'avvocato Bruno Ganino) alla pena di un anno di reclusione per essere stato, all'epoca dei fatti, il direttore sanitario; Stella Napoleone, difeso dall'avvocato Francesco Stella, alla pena di mesi 8, per avere fatto parte dell'equipaggio dell'ambulanza intervenuta sul posto in qualità di infermiere; e Rotolo Francesco (difeso dall'avvocato Giuseppe Alvaro) alla pena di un anno e 6 mesi per avere rigenerato la batteria del defibrillatore in dotazione al Pet di Falerna anziché provvedere alla sua sostituzione.

Rotolo è stato altresì condannato alla pena di mesi 6 ed euro 400,00 di multa per il reato di truffa perché avrebbe fatto sottoscrivere ad un dipendente del Comune di Falerna (senza alcuna competenza a farlo) un certificato di collaudo del defibrillatore la cui batteria era stata solo rigenerata e non sostituita, facendo fittiziamente apparire come intervenuto il richiesto collaudo in realtà mai eseguito sullo strumento elettromedicale in riparazione. I 3 imputati sono stati inoltre condannati, in solido con l'Asp di Catanzaro, al risarcimento dei danni procurati alle parti civili Vergori Giuseppe Roberto e Mastroianni Michelina, in proprio e quali genitori esercenti la responsabilità genitoriale sul minore Fabio (difesi dagli avvocati Ortensio Mendicino e Leopoldo Marchese), da liquidarsi in separata sede con una provvisionale di 60mila euro per i genitori, e di 25mila euro per il fratello di Antonella Vergori, nonché al pagamento delle spese processuali.

 

Il Tribunale ha invece assolto per non avere commesso il fatto gli infermieri Gigliotti Marisa (difesa dagli avvocati Antonella Pagliuso e Aldo Ferraro), Galeano Concetta, Aracri Franca (con l'avvocato Anna Muraca), Cuda Carlo (con l'avvocato Domenico Folino), e il dott. Fucile Stefano (con l'avvocato Giuseppe Pugliese), dal reato di omicidio colposo, e perché il fatto non sussiste dal reato di omesso controllo sul funzionamento del defibrillatore, essendo emerso che i malfunzionamenti di quel dispositivo erano stati sistematicamente segnalati dagli infermieri che lavoravano al 118 di Falerna alla struttura sanitaria di appartenenza, il cui direttore Sanitario è stato invece condannato per la scorretta gestione dello stesso, e quindi per la morte di Antonella Vergori.

 

Giuseppe Baglivo

Giornalista
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