’Ndrangheta

Alibante, confermata in appello l’improcedibilità per associazione mafiosa nei confronti di un architetto e un docente universitario

La Corte ha accolto la tesi dei difensori: caso Macchione e Palermo archiviato nel 2016 e riaperto senza autorizzazione del gip nel 2018. Cadono le contestazioni di appartenere alla cosca Bagalà fino a novembre 2016

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di Redazione Cronaca
17 giugno 2024
21:17

All’esito dell’udienza di oggi, la Corte di Appello di Catanzaro, prima sezione penale (presidente Bianchi, a latere Luzzo e Grillone), hanno confermato la sentenza che è stata resa dal Tribunale di Lamezia Terme il 5 settembre 2022, che aveva accolto l’eccezione di improcedibilità che era stata sollevata dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota nell’interesse degli imputati Vittorio Macchione e Vittorio Palermo.

Tra le questioni preliminari che gli avvocati Ferraro e Galeota avevano sollevato nel processo Alibante, avviato dalla Procura distrettuale di Catanzaro nei confronti di alcuni soggetti ritenuti essere capi e gregari della cosiddetta cosca Bagalà, vi era proprio la improcedibilità dell’azione penale che era stata esercitata nei confronti dei loro assistiti visto che per lo stesso fatto era stato istruito un altro procedimento penale, concluso con un decreto di archiviazione del 28 novembre 2016, che non era mai stato riaperto né revocato.


La presenza di un decreto di archiviazione consente infatti di indagare nuovamente per quegli stessi fatti e nei confronti degli stessi soggetti solo in presenza di altrettanta autorizzazione motivata che il giudice per le indagini preliminari deve rendere al pubblico ministero su sua espressa richiesta. Autorizzazione che, nel caso di specie, i difensori hanno eccepito essere assente: la Procura aveva infatti proceduto, nel 2018, nei confronti dell’architetto Macchione e del professore Palermo per il reato di associazione mafiosa senza avere prima chiesto, e quindi ottenuto, l’autorizzazione alla riapertura delle indagini archiviate il 28 novembre 2016, è ciò ha provocato l’impossibilità, tecnica, di potere contestare agli odierni imputati il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso per il periodo “coperto”, appunto, da quella archiviazione.

Il Tribunale collegiale di Lamezia Terme (presidente Silvestri, a latere Aracri e Agosti), con sentenza del cinque settembre 2022, aveva accolto tale eccezione, dichiarando appunto l’improcedibilità per associazione mafiosa nei confronti dei due imputati fino al 28 novembre 2016, ma la Procura distrettuale di Catanzaro ha proposto appello sul presupposto che si era trattato di un mero errore materiale.
Con la sentenza resa oggi dalla Corte di Appello di Catanzaro, è stata però confermata la fondatezza di quanto eccepito dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota e, soprattutto, di quanto deciso dal Tribunale di Lamezia Terme.
Il processo proseguirà, per le restanti imputazioni, il prossimo 5 luglio, per la prosecuzione del controesame del maresciallo Pulignano, che occuperà verosimilmente anche le successive udienze, già calendarizzate, del 12, 19 e 24 luglio.

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