Accusato di aver agevolato la cosca Piromalli, scarcerato imprenditore

Il 55enne di San Ferdinando, tramite i suoi legali, ha fornito adeguate prove per dimostrare l’estraneità alla truffa dell’olio di sansa venduto per extravergine negli Usa
di Redazione
10 dicembre 2017
11:29

Dopo la sentenza di annullamento con rinvio emessa dalla Suprema Corte di Cassazione è ora intervenuta l’ordinanza di scarcerazione per mancanza di gravità indiziaria, pronunziata dal Tribunale del riesame di Reggio Calabria al termine dell’intervento dei difensori di fiducia, avvocati Domenico Alvaro e Domenico Malvaso. Torna così completamente libero Domenico Careri, 55 anni, il noto imprenditore oleario di San Ferdinando, che era stato tratto in arresto, lo scorso mese di febbraio, con la pesante accusa di concorso esterno nell’associazione mafiosa facente capo alla potente famiglia Piromalli.

Non ha superato, dunque, il controllo del giudizio di legittimità ed ora quello del tribunale della libertà, l’ordinanza del Gip Dda di Reggio Calabria, che, aveva applicato al Careri, nel processo “Provvidenza”, la custodia in carcere, poi sostituita con quella degli arresti domiciliari dal TdL, che aveva confermato la gravità del quadro indiziario.


 

In accoglimento del ricorso dei difensori, avvocati Alvaro e Malvaso, la Suprema Corte di Cassazione aveva, lo scorso mese di ottobre, annullato con rinvio, per un nuovo e più approfondito esame, l’ordinanza del Tribunale della libertà di Reggio Calabria, condividendo le censure difensive incentrate sulla mancanza di elementi indiziari idonei a giustificare l’applicazione di una misura cautelare per concorso in associazione mafiosa.

I presunti legami economici con i Piromalli

In particolare, a Domenico Careri, che insieme al figlio Gioacchino si occupava della società SGF srl, operante nel settore dell’imbottigliamento e della vendita all’ingrosso di olio di sansa, si rimprovera di avere agevolato la cosca Piromalli, fornendo alla società Madoro, di Rosario Vizzari, nella quale era cointeressato Antonio Piromalli, figlio di “Pino Facciazzza”, ritenuto al vertice della consorteria mafiosa, ingenti quantitativi di olio di sansa poi commercializzato dalla Madoro negli Stati Uniti come olio extravergine. Attraverso questo sistema truffaldino, i Piromalli, interessati nell’operazione commerciale, avrebbero tratto, secondo l’accusa, notevoli profitti economici.

Contestato l’impianto accusatorio

I difensori del Careri, nel contestare radicalmente l’impianto accusatorio, hanno dimostrato, depositando una corposa documentazione con indagini difensive, memorie tecniche, trascrizione ed ascolto dal vivo di alcune conversazioni telefoniche intercettate, che la ditta dei Careri era estranea sia alla truffa dell’olio sia alle attività del Piromalli, i cui interessi nella società Madoro non erano al tempo noti. Anzi, non appena intravista la presenza di Antonio Piromalli nella società (la P.& P.) di intermediazione con la Madoro, benché in regola con le autorizzazioni amministrative, i Careri avevano prontamente attuato una strategia finalizzata all’interruzione di ogni rapporto commerciale con la società Madoro, praticando intenzionalmente prezzi più elevato rispetto alla concorrenza e non concedendo più anticipazioni sulle richieste di olio di sansa, al punto che la società Madoro aveva, in effetti, interrotto ogni rapporto con la SGF, rivolgendosi ad altro fornitore.

Sulla base di tali censure, illustrate dai difensori in sede di giudizio di rinvio dalla Cassazione, il Tribunale della libertà, ha annullato la misura degli arresti domiciliari, disponendo l’immediata scarcerazione di Domenico Careri. A breve verrà trattata dal TdL la posizione di Gioacchino Careri, amministratore della SGF, tuttora agli arresti domiciliari, per il quale è stata pure annullata dalla Corte Suprema di Cassazione l’ordinanza del riesame sul punto relativo alla gravità del quadro indiziario.

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