Catanzaro, vietato giocare in strada. Insorge Bausone (Pd): «Diritti negati»

L’attivista democrat contro l’ordinanza del sindaco Sergio Abramo che impedisce ogni attività ludica e sportiva non autorizzata. Previste multe fino a 500 euro
di Redazione
31 ottobre 2017
12:38

«Dolcetto o scherzetto? Nessuno dei due. Vietato anche festeggiare Halloween e, più in generale, vietato essere bambini a Catanzaro». Fa leva sull’attualità Alessia Bausone, attivista del Pd e vicepresidente dell’Associazione donne giuriste Italia, per stigmatizzare duramente l'ordinanza adottata ieri dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo. Il provvedimento, che prevede multe da 50 a 500 euro, vieta ogni attività “ludico e/o sportiva di qualsiasi genere nelle pubbliche vie e piazze di tutto il territorio comunale che possano arrecare disturbo e molestie alle persone o cagionare danni al patrimonio pubblico e privato”. In altre parole, vietato giocare a pallone, rincorrersi o improvvisare una sfida a nascondino.

 


Via libera solo a manifestazioni autorizzate


«Non è uno scherzo - continua Bausone -, ma una realtà degna delle più tristi atmosfere dei romanzi di Dickens. Sì, perché oltre ai diritti fondamentali degli adulti richiamati nel testo dell'ordinanza sindacale, esistono i diritti fondamentali dei bambini, totalmente ignorati. Allora mi assumo l'onere di ricordare al sindaco i diritti dei nostri bambini, valori essenziali, nonché primari, del nostro ordinamento giuridico».
Ovviamente non è solo la festa di Ognissanti a essere messa in discussione dall’ordinanza comunale, ma qualunque attività che non rientri - si legge nel documento - nelle “manifestazioni regolarmente autorizzate” . Il divieto, dunque, non riguarda solo i più piccoli, ma è su di loro che Bausone focalizza l’attenzione, ritenendoli quelli maggiormente danneggiati dal provvedimento.

 

Diritto al gioco negato


«Il diritto al gioco e alla socialità dei bambini - continua la giurista - è previsto dalla Convenzione di New York sui Diritti dell’Infanzia del 1990, ratificata dall’Italia con la legge 176 del 27 maggio 1991, perché strettamente correlato al diritto a crescere in un ambiente vivibile. Ragazze e ragazzi hanno bisogno di sperimentare gli spazi senza vivere nella paura di trovarsi un vigile urbano nei panni di “novello uomo nero” pronto a multare i genitori».
Secondo Bausone è anche il linguaggio usato nell’ordinanza a rivelare il retaggio di «una concezione patriarcale della famiglia italiana», come ad esempio quando nel provvedimento si allude alla responsabilità di chi esercita “la patria potestà” e quando si sottolinea che il gioco in strada “favorisce il degrado e il disordine sociale”.
«Spero vivamente - conclude l’attivista Pd - in un intervento del garante per l'infanzia della Regione Calabria Antonio Marziale, prima che il Sindaco decida di far pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico per i bambini che vogliano giocare… previa apposita autorizzazione, come da ordinanza».

 

Il garante per linfanzia

Appello immediatamente raccolto da Marziale, che a stretto giro ha preso posizione sulla vicenda richiamando la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. «Ricordare questi principi - afferma Marziale - dovrebbe bastare a persuadere il sindaco a revocare l’ordinanza, perché in palese conflitto con la ratifica della Convenzione Onu da parte della Repubblica Italiana».

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