«Il richiamo della Corte dei Conti regionale non può cadere nel vuoto»

Così in una nota Santo Biondo, segretario generale Uil Calabria: «Bocciata la gestione della partecipazione pubblica in Calabria. Il Governo regionale rifletta»

di Redazione
27 novembre 2018
11:01
Santo Biondo, segretario generale Uil
Santo Biondo, segretario generale Uil

Il fermo richiamo della Corte dei conti regionale non può cadere nel vuoto. I magistrati contabili calabresi hanno bocciato la gestione della partecipazione pubblica in Calabria, il malgoverno degli enti sub regionali e, senza mezzi termini, hanno espresso un giudizio poco lusinghiero per quanto attiene la spesa del Por Calabria. Tutto questo deve far riflettere coloro che hanno in mano il potere, politico ed amministrativo, di cambiare il corso del governo di questi settori.
In un momento in cui la Calabria ha bisogno di mettere in campo il massimo sforzo, economico e politico, per far ripartire lo sviluppo ed invertire il bilancio sociale ed occupazione del territorio regionale, infatti, è inverosimile che davanti alla valenza di un simile richiamo non si apra con prontezza un dibattito serio in seno al mondo politico, amministrativo ed istituzionale della regione.


Quelle evidenziate, ancora una volta dalla Corte dei Conti, sono vicende ataviche. Oggi, però, è arrivato il momento – anche alla luce del mutato quadro nazionale ed europeo – di cambiare direzione e non dissipare delle risorse che potrebbero essere destinate al sociale.

Oggi più che mai è necessario avviare un serio percorso di riforma. L’utilizzo ottimale di queste risorse deve diventare un obiettivo prioritario per una classe politica, regionale e nazionale, che ritiene di essere responsabile, moderna ed efficiente.
Non è più accettabile, infatti, che le società partecipate – per le quali la Regione sborsa 60 milioni di euro annui – o gli enti sub regionali – ai quali vengono destinati oltre 260 milioni di euro – non siano in grado di avere una capacità autonoma di sostenibilità. Se, poi, a ciò si aggiunge l’incapacità di queste strutture di essere in grado di progettare il loro sviluppo attraverso lo sfruttamento delle risorse messe a disposizione dall’Europa quello che viene fuori è l’immagine di enti senza una missione per il futuro.



L’obiettivo minimo per una legislatura che vuole lasciare il segno non può che essere quello di procedere ad un attento screening delle partecipate e degli enti sub regionali. Un’analisi approfondita che preceda una rivoluzione concreta che, salvaguardano il dato occupazionale, accompagni il taglio degli enti infruttiferi ed il rilancio di quelli che possono avere ancora qualcosa da dire per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini calabresi.


Questa operazione, attesa dall’avvio di una stagione politico-amministrativa che sta volgendo al termine, non deve sottovalutare nemmeno la necessità di chiudere definitivamente la stagione commissariale al fine di assegnare a queste strutture delle direzioni nel pieno dei poteri e che, quindi, siano in grado di rimettere in moto una seria programmazione e ridare agli stessi una prospettiva di largo respiro.


Non è scontato dire, a tal proposito, che un’idea del genere deve andare incontro a quelle che sono le necessità più urgenti la Calabria, una regione che ha bisogno di una gestione efficiente dei finanziamenti e della massima trasparenza nella loro spesa, per contrastare concretamente l’infiltrazione della ‘ndrangheta che, come evidenziato da diverse inchieste giudiziarie, attraverso la sua borghesia mafiosa cerca di impossessarsi della macchina burocratica ed amministrativa regionale.
Non vorremmo, infatti, che la questione della partecipazione pubblica - stretta dai vincoli normativi della legge nazionale - si risolva in modo negativo. Soprattutto, non vorremmo che a pagare le eventuali conseguenze negative del procrastinarsi di una gestione dissennata possano essere i lavoratori, che rischiano di perdere il posto di lavoro, ed i cittadini calabresi che, di punto in bianco, potrebbero non beneficiare più di alcuni servizi essenziali.


Cosa dire, poi, sui richiami messi nero su bianco in merito allo stato di attuazione del Por Calabria. Noi lo avevamo sostenuto in tempi non sospetti lanciando un serio ed accorato Sos sulla programmazione del Fondo sociale europeo. Lo avevamo fatto con spirito costruttivo. In quell’occasione, poi, avevamo sostenuto la necessità – che ribadiamo con maggiore chiarezza in questo momento storico – di addivenire all’immediata convocazione dell’Ufficio del partenariato al fine di verificare la congruità della spesa di questi strumenti di finanziamento europeo.


Allo stesso tempo, infine, avevamo avanzato l’idea di pensare alla eventuale rimodulazione del Por Calabria. Una riprogrammazione che puntasse alla concentrazione dei finanziamenti verso alcune priorità quali potessero essere, solo per fare alcuni esempi, il controllo e la messa in sicurezza del territorio e la creazione di nuovi incubatori occupazionali.


Santo Biondo
Segretario generale
Uil Calabria

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