Quando fuggì dal tuo paese, dalla fame, dalla povertà, dalla violenza, su quel barcone non hai la possibilità di portare nulla, se non le passioni e i sogni nel cassetto. Un cassetto chiuso a chiave che può aprirsi solo quando decidi di resistere, lottare e ricominciare. Festus ha 22 anni ed è un giovane uomo che fa strage di cuori. E’ uno dei ragazzi dello Sprar gestito dalla Cooperativa Exodus Calabria e dal Comune di Montebello, esempio di accoglienza dell’area grecanica.

 

«Sono arrivato in Italia due anni fa – dice Festus – prima a Lampedusa, poi sono stato a Messina, poi a Teramo, a Bivongi e infine sono arrivato qui a Saline ioniche». Una vita travagliata, ma una passione ancora più determinata.

 

A Saline, Festus abita assieme ad altri ragazzi in una casa indipendente affacciata sull’ex Liquichimica, è proprio qui che si è reinventato un lavoro. Da qualche tempo, grazie alla donazione di una macchina da cucire da parte della mamma di uno degli operatori Sprar, cuce abiti nigeriani per matrimoni africani che si svolgono in Italia.

 

«Compro la stoffa in Nigeria e poi realizzo vestiti sia per donna che per uomo, sono quelli tipici della nostra cultura. I colori e i modelli richiamano mamma Africa. Qui vivono tanti africani che mi commissionano gli abiti che poi indosseranno in un momento così importante della loro vita», spiega Festus.


Ci ospita nel suo piccolo scrigno, è proprio qui che nascono i suoi abiti, un lavoro sartoriale certosino curato nei minimi dettagli. I suoi occhi seguono le imbastiture rifinite a mano. In un’ora taglia, cuce e dà forma a un abito da cerimonia e lo fa in questa stanzetta come i sarti di una volta, riprendendo le tradizioni ormai perdute.

 

Un passato che vuole lasciarsi alle spalle e un futuro tutto in salita, incorniciato però da una passione che spera lo porterà molto lontano.

 

Dominella Trunfio