Archetypo sciporemata

Da luogo ostile a luogo d’accoglienza: la rinascita dell’Aspromonte, la montagna lucente madre dei calabresi

VIDEO | Lo scrittore Gioacchino Criaco è padre di una nuova letteratura di questi luoghi: «Questo territorio è quello che nell’area grecanica viene chiamato "Managhè", la Grande Madre. Gli riconosciamo ancora questo ruolo, anche se l’abbiamo trattato un po’ male negli ultimi anni»

di Adelia Iacino
19 settembre 2024
09:37

Lo scrittore Gioacchino Criaco è nato 59 anni fa ad Africo, un piccolo centro in provincia di Reggio Calabria. Figlio di pastori, alla sua gente, e alla sua terra, è profondamente legato. Dopo gli studi e una laurea in giurisprudenza a Bologna, sceglie di rinunciare alla carriera forense, percependo dentro di sé un’altra importante urgenza: quella d’essere fautore di una nuova letteratura dell’Aspromonte e dei luoghi limitrofi, data l’esigua divulgazione degli stessi. Un amore viscerale espresso attraverso la scrittura, con la quale ha saputo raccontare, con sguardo profondo e senza filtri, la complessa realtà della Calabria.

«L’Aspromonte è femmina. È quella che nell’area grecanica viene chiamata Managhè’, la Grande Madre, quindi questa femmina, questa montagna che è lucente e non aspra, perché aspro in grecanico significa appunto lucente, bianco. La nostra montagna lucente è la madre che ha partorito tutti i calabresi che le stanno intorno. Le riconosciamo ancora questo ruolo, anche se l’abbiamo trattata un po’ male negli ultimi anni», racconta Criaco, ai microfoni di Grecanica News.


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Dopo la morte di Corrado Alvaro, infatti, molti anni sono dovuti trascorrere perché si scrivesse nuovamente di questo territorio: a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, infatti, i riflettori furono notoriamente puntati sulla montagna a causa dei fenomeni dei sequestri di persona realizzati dalla ‘ndrangheta. Ma «i luoghi non sono mai cattivi», prosegue l’autore. «A volte poche persone cattive danno una nomea falsa e ombrosa a un posto. L’Aspromonte è appunto quello: una montagna lucente, è un mondo che ama, che abbraccia con amore i propri figli».

Dopo anni di sperimentazione, Criaco ha pubblicato, nel 2008, il suo primo romanzo Anime Nere, di grande impatto socio culturale. A seguito del notevole riscontro di critica e pubblico, dalla sua opera prima è stato tratto un adattamento cinematografico omonimo, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui nove David di Donatello e tre Nastri d’Argento. Un successo che non ha potuto che alimentare, nell’autore, una forte speranza per l’Aspromonte. «Noi siamo convinti che possa diventare - conclude - da luogo dell’ostilità a luogo dell’accoglienza. Cova ancora questa lingua antica, che è la lingua di Omero, parlata da qualche migliaio di persone, ed è l’archetipo della nostra cultura, non quella di noi aspromontani o di noi reggini: è l’archetipo di una cultura tout court, che è la cultura meridionale, e quella di matrice greca».

 

 

 

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