Genitori rimbambiti d’amore per la poesia di Natale dei pargoli

Fingiamo interesse e meraviglia quando la recitano i figli degli altri ma se a declamare il cantilenante componimento imparato all’asilo è il nostro piccino siamo certi che meriti almeno il Nobel
di Antonella  Mangano
29 dicembre 2017
09:30

Alzi la mano chi nella sua vita non è stato mai costretto ad ascoltare, con fintissime espressioni di piacere e meraviglia, un figlio di amici che recita la poesia del Natale.
Quel tono cantilenante, il bimbo che dondola da una parte all'altra con le mani giunte dietro la schiena, e scroscio di applausi alla fine, manco fosse il vincitore del festival di Sanremo da parte dei familiari.
Io per prima, quante volte ho pensato a cosa indossare il giorno dopo mentre ascoltavo con la testa di lato ed il sorriso ebete? Chiedendomi come si potesse essere tanto ipocriti con 'sti poveri bambini, costretti, secondo me, a fare gli istrioni, pur di racimolare qualcosa sotto al piatto.

 



Poi diventi genitore.
Non sai nemmeno che all'asilo la tua piccina stia imparando la poesia. Sei seduto sul divano a cercare qualcosa in tv, e lei parte con "Tra il bue e l'asinello...". Un minuto intero in cui la tua piccola ricciolina ti dice tutta, tutta la poesia imparata a memoria, con quella medesima voce cantilenante, dondolandosi da una parte all'altra, con le mani giunte dietro la schiena. E tu sei là, con la bocca semi aperta, a chiederti dove sia quella cucciola che diceva "aghhhh", battendo felice le manine, e mentre lei continua fino alla fine, ti viene improvvisamente il terrore che rifaccia quella cosa che faceva sempre quando era più piccina, ovvero che quando siete sole recita la divina commedia e poi davanti agli altri muta come un pesce.
La dice fino alla fine, e tu, ricacciando indietro un singhiozzo, non puoi fare altro che chiederle se ha voglia di dirla anche davanti al papà, che era sotto la doccia.
E lei ancora "Tra il bue e l'asinello...".

 


Terminata, davanti al testimone, parte l'applauso che sinceramente il vincitore di Sanremo a noi ci fa un piffero, per cui si passa a registrarla per inviare il vocale al mondo, praticamente.
Più gente partecipa al miracolo di Natale, più si esulta, si porta il spalla la ricciolina, che ride felice e stupita, non rendendosi assolutamente conto del prodigio avvenuto.
E solo allora, solo quando sei genitore, capisci quanto i tuoi amici (che credevi fingessero) fossero sinceramente rapiti, orgogliosi e rincoglioniti, davanti a quel dondolare... In quel momento ti viene solo da chiederti se, qualora vincerà mai un Nobel, tu riuscirai a sentirti ugualmente orgoglioso.

 

Ps. Devo aggiungere che, a qualche giorno dalla prima esposizione, ormai ripeto anche la notte "Tra il bue e l'asinello...", devo aggiungere che in casa non se ne può un attimino più e devo aggiungere che tutte, tutte le volte che dice l'ultima parola, se non sia mai non partiamo con l'esultanza, sono cavoli amari!

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