Il 4 ottobre la Giornata mondiale degli animali, Italia divisa tra cacciatori e animalisti

Oggi si celebra anche San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia, considerato il primo protettore della fauna selvatica. Ma non tutti sono d'accordo con la sua visione, c'è chi promuove la venagione e chi come gli ambientalisti vorrebbe abolirla

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di Redazione
4 ottobre 2018
10:31

Il 4 ottobre si festeggia la Giornata mondiale degli animali, istituita nel lontano 1931 nella giorno in cui si celebra San Francesco d’Assisi. Il santo patrono d’Italia è considerato il primo animalista. San Francesco, infatti, predicava agli uccelli ed era in grado di convincere il lupo di Gubbio a lasciare in pace le persone. « Il santo si preoccupava di curare gli animali selvatici, ma in Italia oggi non tutti condividono i suoi metodi -  si legge in una nota dell'Ansa - Gli animali selvaggi sono in aumento, grazie a minori tutele e all'abbandono delle campagne, che allarga il loro habitat. Aumentano dunque le interazioni con gli umani e le loro attività, soprattutto l'agricoltura e l'allevamento e crescono quindi danni e paure. A tutto questo, c'è chi vuole rispondere con le doppiette, abbattendo gli animali dannosi e pericolosi. E c'è invece chi vuole sistemi incruenti, che tengano lontana la fauna senza farle male».



I problemi sono tanti e diversificati, continua la nota: «Ci sono i cinghiali, che devastano le colture e oramai scorrazzano in città. Non sono aggressivi, ma per difendere i cuccioli possono attaccare. I caprioli e i cervidi sono adorabili, ma non per i campi e gli orti. I lupi negli ultimi anni si sono moltiplicati: non attaccano l'uomo, ma le greggi e il bestiame. In Trentino il ripopolamento degli orsi ha portato a qualche aggressione ad escursionisti e a danni a pollai e coltivazioni. Poi ci sono le nutrie che si moltiplicano lungo i corsi d'acqua (più brutte a vedersi che pericolose), i gabbiani che imperversano sui cassonetti della spazzatura, i piccioni e i pappagalli che ricoprono di guano i marciapiedi».


La nota aggiunge che «per risolvere i problemi, agricoltori e allevatori in genere propendono per gli abbattimenti. E molti enti locali danno loro ragione. Le province di Trento e Bolzano hanno approvato leggi per abbattere orsi e lupi ritenuti pericolosi (impugnate dal Ministero dell'ambiente). Le due Province e le Regioni Toscana, Veneto e Val d'Aosta, vorrebbero inserire nel "Piano lupo del ministero" la possibilità di abbattimenti selettivi. Dall'altra parte ci sono gli animalisti. Per loro la fauna selvatica non va toccata: la caccia va abolita, i campi vanno protetti coi recinti, le greggi coi cani pastori. E gli escursionisti devono imparare come ci si comporta con gli orsi».


Il contrasto finisce per diventare anche politico. I leghisti sono più sensibili alle ragioni di agricoltori e cacciatori, i pentastellati sono più vicini ad ambientalisti e animalisti. Il ministro dell'Ambiente, il grillino Sergio Costa, è contrario agli abbattimenti, mentre il suo collega alle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio, è fortemente sostenuto dalle associazioni venatorie.

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