‘Ma il cielo è sempre più... nero a Lamezia’

L’ennesima operazione dei Carabinieri riporta a galla uno dei problemi atavici che affiggono la città di Lamezia: i roghi alla diossina che quotidianamente sprigionano fumi tossici con i conseguenti rischi che ne derivano
di Manuela Serra
11 febbraio 2016
19:55

Quattro arresti, sette indagati e numerose perquisizioni, è questo il risultato dell’ennesima operazione scattata questa mattina a Lamezia Terme. L’ipotesi di reato è combustione illecita di rifiuti. L’operazione è stata ribattezzata ‘Killer smoke’, fumo assassino, si perché la colonna di fumo nero sprigionata dalla combustione illecita di rifiuti uccide. Uccide Lamezia, costretta da un numero indefinito di anni a convivere con le cattivi abitudini dei vicini rom.


È una routine che si ripete quotidianamente. Gli abitanti della tendopoli bruciano rifiuti, gomme d'auto e altri materiali nocivi. Lo fanno per ricavare il rame, per loro una delle principali fonti di guadagno, e lo fanno soprattutto per smaltire rifiuti speciali che per pochi euro vengono loro ceduti da persone e imprenditori senza scrupoli che altro non fanno che alimentare un circolo vizioso. Perché la verità è che Scordovillo è diventata una discarica, ma non solo dei nomadi, ma anche di quella parte della popolazione di Lamezia Terme che preferisce risparmiare qualche soldo e far dunque smaltire i rifiuti pericolosi ai rom.



Il fumo, gravemente tossico, impatta non solo in una zona ad elevata densità abitativa ma, il campo Scordovillo, il più grande del Sud Italia, sul quale da anni grava un’ordinanza di sgombero mai realmente eseguita, si trova posizionato anche a pochi metri dall’ospedale cittadino. Questo, di fatto, significa pericoli continui per chi va in ospedale e per chi ci lavora.


La giunta Speranza ha tentato di risolvere il problema procedendo allo sgombero di une diecina di famiglie, ora la nuova amministrazione Mascaro ci riprova. E proprio al sindaco, fin dai primi mesi del suo insediamento, la città, sulla questione, ha chiesto chiarezza e operosità.

 

E il primo cittadino non si è tirato indietro: ha presentato querela per i continui roghi alla diossina, ha richiesto poi l’intervento dell’esercito per garantire maggior controllo del territorio e, cosa più importante, ha promesso lo sgombero del campo entro 12 mesi, prima delle prossima estate. E in fondo un po’ tutti aspettiamo la stagione estiva con i suoi profumi e i suoi colori, sperando di respirare aria pulita.

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