Congresso del Pd a Vibo, Callipo: 'Prove di forza inutili che indeboliscono il partito'

Il sindaco di Pizzo promuove Insardà, ma boccia il metodo con cui è stato scelto, con la solita prova di forza censoriana, e annuncia che si terrà, come altri, fuori dalla contesa congressuale.
di Redazione
27 novembre 2015
09:29

E' paradossale quello che sta accadendo nel Pd di Vibo Valentia. Si avvicina la fase congressuale, c'è chi ha già la vittoria in tasca, e tanti annunciano che si terranno fuori dalla contesa. Personaggi di rilievo del partito democratico, a livello locale, e nazionale. L'ultimo a esprimersi pubblicamente è Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e neo coordinatore dell'Anci Giovani.

Per Callipo il metodo con cui si è arrivati all'imposizione di Enzo Insardà, storico dirigente del partito nelle sue varie denominazioni, impedisce un sereno e reale confronto tra le parti. Quella di Insardà poteva essere una candidatura unitaria, lascia intendere il sindaco, ma il fatto che il duo Mirabello-Censore abbia voluto imporla, prima a mezzo stampa e poi con la partecipata assemblea della scorsa settimana alla Provincia, rende impossibile la convergenza su di lui delle varie anime del partito. E, dopo De Nisi che è volato a Roma per chiedere ripetutamente un commissariamento della segreteria provinciale, dopo Lo Schiavo, che per non aver accettato il diktat censoriano è stato rimosso da capogruppo, arriva Gianluca Callipo, dirigente nazionale del Pd, e avversario di Oliverio nelle primarie per le regionali lo scorso anno. La sua uscita insomma farà rumore...

"I nostri elettori sono stanchi di queste continue lotte intestine - ha spiegato Callipo - e vorrebbero un Pd capace di concentrarsi sulla soluzione dei tanti problemi che affliggono il nostro territorio. (..) Affrontare il congresso come una prova muscolare, senza mettere avanti a tutto le idee e i programmi significa rispolverare tutto il vecchio armamentario dei circoli e delle tessere negate, come pare sia accaduto". "Azzerare tutto" chiede infine Callipo, consapevole che non saranno certo quelli che hanno imposto la candidatura di Insardà a fare un passo indietro. Deve essere il partito nazionale a intervenire, per riportare nel Pd tutte quelle anime che oggi resterebbero fuori.

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