La denuncia

Caccia, le associazioni ambientaliste contro la Regione Calabria: «Il calendario venatorio non rispetta le prescrizioni della scienza e le norme europee»

Legambiente, Lipu e Wwf: «Un grave danno al patrimonio indisponibile dello stato e un attacco ai principi costituzionali di tutela della biodiversità e della fauna» 

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di Redazione Attualità
13 agosto 2024
14:49

Lo scorso 7 agosto la Giunta regionale della Calabria ha approvato il calendario venatorio per la stagione 2024/2025, senza rispettare le chiare indicazioni espresse dalla Struttura Tecnica di Valutazione Stv (prot. n. 503258 del 31/07/2024 approvato con Ddg n. 11182 del 01/08/2024) e dall’Ispra che posticipava l’apertura dell’attività venatoria al 2 ottobre 2024, con le sole eccezioni dei corvidi, del colombaccio e del cinghiale, e non tenendo conto dell’ennesima procedura Eu-Pilot indirizzata all’Italia dalla Commissione europea in ambito venatorio in particolare, per la caccia in periodo di migrazione prenuziale e per la caccia su specie in cattivo stato di conservazione». È quanto denunciano, in una nota, i rappresentanti regionali di Legambiente (Anna Parretta), Lipu (Giorgio Giovanni Berardi) e Wwf (Angelo Calzone)».

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«Oltretutto - prosegue - il calendario venatorio, in assenza di piani di gestione o con piani non adeguatamente attuati, stabilendo la chiusura della caccia al 30 gennaio per turdidi e uccelli acquatici, durante il periodo di migrazione prenuziale, risulta essere in aperta violazione della Direttiva europea».


«Un pessimo regalo alla parte più insensibile dei cacciatori, un grave danno al patrimonio indisponibile dello stato e un attacco ai principi costituzionali di tutela della biodiversità e della fauna» è il commento congiunto delle tre principali associazioni ambientaliste calabresi.

«Nell’atto approvato rimane solo il dovuto divieto di preapertura, ed il posticipo dell’attività venatoria al 2 ottobre 2024 (con la sola eccezione dei corvidi, del colombaccio e del cinghiale), nelle Zone di Protezione Speciale (Zps) di cui la Direttiva 2009/147/Ce (dove si applicano inoltre le misure di conservazione disposte dal Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007), e nelle Zone Speciali di Conservazione (Zsc) di cui la Direttiva 92/43/Ce, e, in entrambe, al fine di ridurre l’inquinamento da piombo nelle aree interessate dalla presenza di corsi d’acqua (aree umide), il divieto di utilizzo di munizioni a pallini di piombo», prosegue la nota. 

«Per questo chiediamo – continua la nota delle tre associazioni – al presidente e alla Giunta regionale di approvare subito atti con cui vengano escluse, dalla lista delle specie cacciabili in Calabria, le specie in cattivo stato di conservazione, ossia Allodola, Tortora selvatica, Combattente, Moriglione, Quaglia, Moretta e Tordo sassello, di eliminare le preaperture e i posticipi della caccia a fine gennaio dal calendario venatorio. Altresì, per contrastare il diffuso e grave fenomeno del bracconaggio, che aumenta sempre in concomitanza con la stagione venatoria, chiediamo l’impegno ad aumentare la vigilanza, stabilendo un piano di controllo organico, incrementando il personale in servizio nei corpi di Polizia Provinciale e attivando specifiche convenzioni con i Carabinieri forestali».

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