Botta e risposta

Mare sporco, Arpacal replica ad Alecci: «Criticità solo per limitati tratti di costa non scenari apocalittici»

L'agenzia dopo le dichiarazioni del consigliere regionale: «Grazie alle nostre analisi evitato che i reflui prodotti da depuratori mal funzionanti finissero in mare».  E sul caso acqua verde puntualizza: «La presenza di fitoplacton provata con metodi scientifici»

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di Redazione Attualità
15 settembre 2024
19:00

Non si è fatta attendere la replica dell’Arpacal alle dichiarazioni sul mare sporco del consigliere regionale Ernesto Alecci. In una nota stampa, l’ente replica alle parole dell’esponente dem sottolineando: «Il consigliere regionale Ernesto Alecci descrive uno scenario apocalittico in cui tutto il mare della Calabria sarebbe stato, in questa stagione estiva, uniformemente sporco su tutte le coste. Questa, ed altre affermazioni che sono riportate nel suo comunicato stampa, non corrispondono assolutamente al vero. Anzitutto - sulla base dei controlli effettuati nella stagione estiva appena trascorsa – scrive Arpalcal - le criticità si sono ridotte a limitatissimi tratti di costa, quasi tutti già noti, per periodi molto limitati, e su cui massima è stata l’attenzione dell’Agenzia, intervenuta puntualmente ad ogni segnalazione.  Arpacal quest’anno ha, inoltre, eseguito le analisi direttamente sui siti, grazie ad un laboratorio mobile acquistato con fondi europei in tempi brevissimi».

E ancora: «È falso affermare che Arpacal abbia sostenuto che tutti i punti dove veniva segnalato mare sporco erano legati a fioritura algale. Sfugge al consigliere Alecci che in alcuni casi specifici ma sporadici casi, avendo le analisi messo in evidenza che si trattava di contaminazione microbiologica, quindi pericolosa per la salute, l'ente ha comunicato ai sindaci la necessità di vietare la balneazione in alcuni tratti di costa. Così come è noto a tutti, e certamente anche al consigliere Alecci, che grazie all’intervento di Autorità giudiziaria ed alle analisi di Arpacal, è stato possibile evitare che i reflui prodotti da alcuni depuratori mal funzionanti finissero in mare, salvando così la stagione balneare di noti Comuni facenti parte della costa ionica».


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L’analisi prosegue: «L’evidenza del cosiddetto mare verde, cui probabilmente il consigliere regionale si riferisce, ha riguardato quest’anno tre soli punti della costa tirrenica, in cui l’evidenza della presenza esponenziale di fitoplacton è stata puntualmente provata, con rigorosi metodi scientifici, dai nostri biologi esperti (che eseguono queste analisi, in alcuni casi, da oltre 20 anni). Biologi che sono esperti anche perché si sottopongono, come nel caso denunciato invece come negativo dal consigliere, a continui corsi di aggiornamento. La materia è complessa ed in continua evoluzione, ed Arpacal vuole che il suo personale sia preparato anche sulle nuove specie e sull’uso di nuove tecnologie. Se il consigliere Alecci ci fornirà la motivazione del perché siano sprecati i soldi spesi in aggiornamento, potremmo considerare l’eventualità di bloccare la formazione e l’aggiornamento di tutto il personale dell’agenzia».

In merito al cosiddetto spreco di fondi europei legato all’annullamento di un progetto europeo, «giova ricordare che l’attuale dirigenza, come il consigliere Alecci sa bene, non è stata assolutamente coinvolta con l’annullamento del progetto. È corretto, piuttosto, informare i calabresi ed il consigliere che il progetto annullato durante la precedente gestione commissariale riguardava una valutazione molto limitata delle acque e i fondi che denuncia come perduti, sono stati, invece, riprogrammati dalla Regione Calabria, e interamente spesi». 

Tirando le somme: «Il monitoraggio delle sostanze potenzialmente inquinanti viene continuamente effettuato, in tutte le acque, non solo di mare, ed a prescindere dal finanziamento di qualsivoglia progetto, da Arpacal dodici mesi all’anno, e quindi non limitatamente alla stagione estiva, in accordo con Regione e Ministero, proprio per consentire l’applicazione di adeguate misure di prevenzione.

La materia ambientale – chiosa l’agenzia - è complessa e richiede anni di preparazione e conoscenze scientifiche approfondite che non vengono richieste ad un Consigliere regionale, che tuttavia dovrebbe fare più attenzione, probabilmente, ai consulenti cui si rivolge, verificandone l’effettiva preparazione evitando, in questo modo, di fare affermazioni che poco o nulla corrispondono alla realtà dei fatti».

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