Parco Romani, processo decollato

Sul banco degli imputati anche l'ex sindaco di Catanzaro Rosario Olivo. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 9 giugno, mentre gli abbreviati si celebreranno l'11 marzo
di Gabriella Passariello
7 marzo 2015
16:55

Costituite le parti  nel processo a carico di  quattro persone coinvolte nell'inchiesta su presunti illeciti connessi al Parco commerciale "Romani", che sorge nel quartiere Sala del capoluogo, e sulla realizzazione al suo interno dell'Ente Fiera comunale, che l'Amministrazione aveva inizialmente deciso di collocare in un'area appositamente individuata a Germaneto. Sul banco degli imputati siedono l'ex sindaco di Catanzaro, Rosario Olivo (Pd); Giulio Elia, consigliere comunale di Catanzaro e presidente della Commissione urbanistica dell'Ente; l'imprenditore Gaetano Romani, costruttore del parco commerciale; Biagio Cantisani, ex dirigente del Comune di Catanzaro e presidente dell'Ordine degli architetti. Il tribunale collegiale di Catanzaro  ha aggiornato l'udienza  al prossimo 9 giugno, mentre i riti abbreviati si celebreranno l'11 marzo. Il rito alternativo è stato chiesto e ottenuto da sette imputati: gli imprenditori Giuseppe Speziali e Giuseppe Gatto, all'epoca dei fatti presidenti  di Confindustria Calabria e Catanzaro,   autosospesi dalle rispettive cariche dopo aver ricevuto un'informazione di garanzia; Giuseppe Grillo, presidente della società municipalizzata "Catanzaro Servizi"; Alba Felicetti, ex dirigente del Comune di Catanzaro; Pasquale Costantino, in qualità di dirigente del Comune; Francesco Lacava, ex consigliere comunale e presidente del consiglio d'amministrazione della società "Parco Romani"; e l'avvocato Marina Pecoraro (fra i difensori Francesco Gambardella, Valerio Donato, Enzo Ioppoli, Enzo De Caro, Giancarlo Pittelli, Francesco Scalzi). Nel procedimento, in cui sono costituiti parte civile il Comune di Catanzaro e la municipalizzata "Catanzaro Servizi", la pubblica accusa contesta, a vario titolo, i reati di falso, abuso d'ufficio, tentata truffa aggravata, tentata percezione di fondi pubblici, corruzione, distruzione soppressione o occultamento di atti, estorsione, concussione. L'indagine si è focalizzata sul Parco commerciale e sulla possibile realizzazione al suo interno dell'Ente fiera comunale, che sarebbe stata decisa con un tavolo di concertazione variando l'iniziale decisione dell'amministrazione di ubicarlo nell'area appositamente individuata a Germaneto, voluta dall'amministrazione di centrosinistra  tramite la municipalizzata "Catanzaro servizi", attraverso la quale il Comune di Catanzaro ha acquistato una parte del Parco.

Le ipotesi di accusa


In particolare a carico di Giulio Elia si ipotizzano i reati di concussione e di abuso di ufficio. Il consigliere comunale avrebbe indotto Gaetano Romani ad «alienare a sé e ai suoi prossimi congiunti cespiti immobiliari ubicati all'interno dell'erigendo centro commerciale a un prezzo inferiore a quello di mercato», ottenendo un vantaggio patrimoniale di 150mila euro. L'ex sindaco di centrosinistra Rosario Olivo deve rispondere di truffa insieme ai dirigenti Costantino, Felicetti, e Cantisani, e agli imprenditori Gatto e Speziali.?Su Olivo si ipotizza anche il reato di abuso d'ufficio perché il 16 maggio del 2011, in qualità di sindaco «ancora per poche ore» firmava una nota con la quale « illecitamente autorizzava l'acquisto da parte della Catanzaro Servizi di unità immobiliari nel Parco Romani». Gatto avrebbe minacciato Romani: «O firmi o fallisci», inducendo lo stesso Romani a rimodulare il piano di risanamento già concordato, rinunciando alla somma di 2.750.000 euro e a sottoscrivere lo statuto della Parco Commerciale Romani srl, presieduta da Lacava, in base al quale la famiglia Romani pur avendo il 99% delle quote sociali era esclusa da ogni potere di amministrazione.?Gatto e Speziali avrebbero così ottenuto un guadagno stimabile in 5 milioni di euro. Per Lacava «l'ingiusto profitto consiste nell'ottenere un immediato vantaggio economico dato dall'introito di un cospicuo compenso per l'attività di gestione della società».?Cantisani e Grillo devono rispondere di corruzione. Il primo avrebbe firmato la determina con cui veniva dato incarico di consulenza a Grillo per i lavori rientranti nel Pisu. Successivamente, però Cantisani avrebbe ritirato la delibera adducendo di dover operare ulteriori verifiche e come se non bastasse, venuto a conoscenza del procedimento penale, l'avrebbe materialmente distrutta. Cantisani e Grillo,  per questa vicenda devono rispondere anche dall'accusa di soppressione e occultamento delle prove. Pecoraro accusata invece per truffa e falso ideologico in atto pubblico, avrebbe falsamente dichiarato di aver ottenuto un contributo di euro 5.036.900,85 relativo all'infrastruttura "Centro espositivo fieristico" nel comune di Catanzaro, ubicato all'interno del Parco commerciale Romani, laddove tale finanziamento, in assenza del completamento dell'istruttoria, non poteva in nessun modo essere ottenuto.



Gabriella Passariello

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