Laura C: l’arsenale della ‘ndrangheta

La nave “Laura C”, affondata nel ’41, è stata per anni il rifornimento di tritolo della ‘ndrangheta. Bonificata nel maggio scorso, ancora oggi, panetti di tritolo sono a disposizione delle cosche del reggino
di Mariantonietta Maccuro
5 febbraio 2015
12:26

Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria. E’ qui che, il 3 luglio 1941, verso la fine del secondo conflitto mondiale, il sommergibile inglese “Upholder” silurò la motonave “Laura Cosulich”, subito denominata “Laura C”, e la affondò. La “Laura C” 150 metri di lunghezza e 20mila tonnellate di stazza, salpata dal porto di Venezia e diretta in Africa per rifornire le truppe italiane, giace ora, sul fondale sabbioso delle acque joniche della provincia di Reggio Calabria ad una profondità di 60 metri. In base ai registri dell’epoca tra le 5000 tonnellate di merce trasportate dalla motonave, oltre a stoffe, liquori e macchine utensili, vi era una ingente quantità di esplosivo che, le voci dell’epoca quantificarono in 700 tonnellate di tritolo (TNT).

 


Della presenza del tritolo all’interno della nave si ha notizia nel 1995, quando dalle dichiarazioni di alcuni pentiti emerse che l’esplosivo conservato nelle stive del piroscafo veniva utilizzato dalla criminalità organizzata per compiere attentati. Si inizia così a parlare di “nave della 'ndrangheta”, “la Santa Barbara dei clan”, “la cava delle cosche”. Una prima bonifica fu fatta a metà degli anni novanta ma ruscì a sbarrare l’acceso alle stive solo in parte. Fu poi, l’operazione “Bumma” del 2002, a svelare il mistero nascosto dietro quel relitto. Furono arrestate 14 persone, appartenenti alla cosca Iamonte, di Melito Porto Salvo, nota nell’ambiente, in quanto poteva contare su una disponibilità illimitata di esplosivo ( proveniente dalla Laura C). Si apre, quindi, un nuovo scenario, la ‘ndrangheta ha per anni estratto tritolo dalle stive del relitto e, con molta probabilità, ha avuto un rapporto con altre organizzazioni criminali, offrendo l’esplosivo in cambio di droga o armi. Si disse, ma non è stato mai confermato, che era stato usato per la strage di Capaci e per l'attentato al treno di Madrid. Ultimamente, Vito Galatolo, pentito di mafia, avrebbe dichiarato che Cosa Nostra ha acquistato 150 chili di Tritolo dalla Calabria per attuare l’attentato ai danni di Nino Di Matteo, il Pm che sta indagando sulla trattativa Stato mafia.

 

 Dalla Calabria il tritolo per l’attentato a Di Matteo

 

Nel Maggio scorso I sub della Marina militare del Comsubin di La Spezia, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno prelevato dalla pancia della “Laura C”, 121 panetti di tritolo da 200 grammi l’uno per complessivi 24 chilogrammi di esplosivo. Le stive della Laura C sono state sigillate per sempre e cementificate con il loro carico residuo.

 

Ma, ancora oggi, “saponette” di tritolo provenienti dal mercantile affondato sono in circolazione e a disposizione delle cosche del reggino, come dimostra l’operazione denominata “Tnt2” che ha portato, questa mattina, all’arresto di otto persone, membri della famiglia Franco, affiliata al più potente clan dei Tegano. I soggetti coinvolti sarebbero coloro ai quali era stato "sottratto" l'esplosivo, proveniente dalla Laura C, ad opera di 10 persone arrestate nell'aprile scorso.

 

L’operazione Tnt2 è, infatti, la prosecuzione dell’indagine Tnt, che ha portato, nell’aprile 2014, all’arresto di dieci persone, anch’esse accusate di traffico di esplosivo, armi, sostanze stupefacenti, furti e rapine. L’operazione è scattata con l’arresto di Domenico Demetrio Battaglia e Damiano Roberto Berlingieri trovati in possesso di 10 panetti di tritolo di oltre due chili l’uno, dello stesso tipo di quello trovato nelle stive della nave “Laura C, oltre che 5 detonatori e munizioni di vario tipo, utilizzati, probabilmente per diversi attentati nel reggino e in tutta la Calabria.

 

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