Operazione Aemilia, gli affari del clan Grande Aracri nel post terremoto

Dalle intercettazioni ascoltate dai carabinieri di Modena emergono particolari inquietanti circa gli interessi del clan di Cutro sul post terremoto in Emilia
di redazione
29 gennaio 2015
10:15

Particolari inquietanti emergono dall’inchiesta della Dda Bologna che ha portato all’arresto di 117 soggetti ritenuti affiliati al clan di ‘ndrangheta dei Grande Aracri originario di Cutro. Tra gli arrestati figurano diversi imprenditori titolari di ditte nel settore del movimento terra, imprese di costruzioni che si sono aggiudicati gli appalti milionari del post terremoto del 2012. Ed è proprio sul post terremoto che, secondo alcune intercettazioni, si sono concentrate le attenzioni del clan di Cutro.

 


In un’ intercettazione tra Gaetano Blasco e Antonio Valerio del 29 maggio 2012, avvenuta alle 13.29, 4 ore dopo la scossa delle 9.03 che fece crollare diversi capannoni si sente Blasco che dice “ è caduto un capannone a Mirandola”. Valerio risponde “ridendo” si legge nell’ informativa dei carabinieri di Modena acquisita dal Gip, “eh, allora lavoriamo là”. Blasco ha quindi replicato “ah, sì, cominciamo facciamo il giro…”. “Si può dire che la ‘Ndrangheta arriva prima dei soccorsi, o comunque in contemporanea” dichiara il Gip nell’ordinanza e prosegue parlando di “una perversa joint venture tra l’impresa Bianchini Costruzioni srl di San Felice sul Panaro (MO) ed uno dei principali esponenti della consorteria investigata, ovvero Michele Bolognino”.

 

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