Blitz anticaporali: sei arresti, otto obblighi di dimora. La Procura di Cosenza libera gli “schiavi della Sila”

Le indagini partite dalla denuncia di un immigrato nigeriano e dalle verifiche in alcuni Centri di accoglienza straordinaria nel territorio di Camigliatello silano, i quali si sono poi rivelati teatro di una vera e propria attività di sfruttamento dei migranti ospiti
di Redazione
5 maggio 2017
06:57

Una vasta operazione anticaporalato è in corso dall'alba di stamani in provincia di Cosenza. Coordinata dal procuratore Mario Spagnuolo, dall'aggiunto Marisa Manzini e dal pm Giuseppe Cava, vede i carabinieri della Compagnia di Cosenza impegnati nella notifica di quattordici misure restrittive firmate dal gip di Cosenza Salvatore Carpino: due ordinanze di custodia in carcere, quattro agli arresti domiciliari, otto obblighi di dimora (CLICCA QUI PER LEGGERE I NOMI). Nel complesso sono sedici gli indagati e solo per due di essi il giudice non ha ritenuto di dover applicare alcuna misura coercitiva. Vengono contestati a vario titolo i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, truffa e abuso d'ufficio.


I fatti contestati si sarebbero consumati tra l'agosto del 2016 e il gennaio del 2017, tra Celico e Camigliatello Silano, frazione di Spezzano della Sila. Fanno luce su un sistema di caporalato che il gip Carpino, nella sua misura, definisce come "una delle piaghe più profonde della società moderna ed un serio ostacolo alla crescita economica reale del nostro paese".


 

Le indagini della Procura di Cosenza e dei carabinieri sono partite dalla denuncia di un immigrato nigeriano e dalle verifiche in alcuni Centri di accoglienza straordinaria nel territorio di Camigliatello silano, i quali- si legge nell'ordinanza - si sono poi rivelati teatro di una vera e propria attività di sfruttamento dei migranti ospiti, anche attraverso la "manipolazione dei dati attestanti il numero dei migranti ospitati nei medesimi Centri di accoglienza, al fine di ottenere gli indebiti rimborsi da parte della Prefettura di Cosenza".


Agli atti dell'inchiesta anche numerose intercettazioni, anche audiovisive, acquisite a riscontro di quanto denunciato dal migrante ospite del Cas ubicato a Villa Letizia: undici ore di lavoro nei campi di zucchine, a 15 o 20 euro al giorno. Il giovane africano, sbarcato a Reggio Calabria nell'aprile del 2016 e subito trasferito in Sila, ha consentito ai carabinieri di iniziare un'inchiesta che ha fatto luce su un presunto vasto e articolato sistema truffaldino e di sfruttamento. Un sistema svelato, via via, anche e soprattutto grazie alla collaborazione degli stessi nuovi schiavi della Sila.

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