'Ndrangheta: sequestrati beni per 25 milioni nel Catanzarese

Destinatario del provvedimento è Antonio Saraco di Badolato, imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, già arrestato nell'estate del 2013
di Redazione
15 novembre 2016
09:42

Beni per un valore di oltre 25 milioni di euro sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria - Gico della guardia di finanza di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal tribunale su richiesta della Dda catanzarese.


Destinatario della misura è Antonio Saraco di Badolato, imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, già arrestato nell’estate del 2013 nell’ambito della nota operazione denominata “Free boat - itaca” che aveva visto coinvolte venticinque persone, ritenute affiliate o fiancheggiatrici della cosca Gallace/Gallelli/Saraco di Guardavalle e Badolato.



Le estorsioni - Nell’ambito delle indagini, in particolare, emersi due episodi di estorsione compiuti da Antonio Saraco nei confronti di due imprenditori modenesi responsabili della società titolare della struttura portuale di Badolato.


Nel primo episodio, l’indagato, unitamente ad altri, aveva costretto i due imprenditori ad affidare la gestione del porto alla società compiacente denominata “Ranieri boat service”. in tale contesto, avrebbe riferito implicitamente che la ‘ndrangheta aveva necessità di riciclare il denaro nell'ambito delle strutture portuali.


Nel secondo episodio, invece, lo stesso aveva tentato di estorcere all’imprenditore modenese, per il tramite di Antonio Ranieri, la somma di 120 mila euro, facendogli intendere che la richiesta proveniva dal capo del “locale” di Guardavalle, Vincenzo Gallace.
Tuttavia, la consegna dei soldi non avveniva in quanto Gallace, venuto a conoscenza della richiesta estorsiva avanzata da Saraco, ordinava una spedizione punitiva nei suoi confronti.


Le successive indagini patrimoniali effettuate a completamento dell’intera attività, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto procuratore, Vincenzo Capomolla, hanno consentito agli investigatori della Guardia di finanza di ricostruire l’ingente patrimonio riconducibile al Saraco, anche per il tramite di prestanome, la cui acquisizione è risultata sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta dallo stesso e dai suoi famigliari.


Nel dettaglio, l’analisi condotta dalle fiamme gialle ha evidenziato una chiara sproporzione tra le entrate e le uscite e che la disponibilità immobiliare e finanziaria positiva accumulata dal nucleo familiare, nel corso degli anni oggetto dell’indagine, non è giustificata dalle entrate reddituali e patrimoniali dichiarate.


I beni sequestrati - I beni complessivamente sequestrati comprendono il noto villaggio turistico “Aquilia resort” di Badolato, una lussuosa villa e una società a Roma, 33 immobili, un campo sportivo e diciotto terreni sempre a Badolato, quattro immobili a Satriano, sei locali nella provincia di Catanzaro (a Montepaone, Taverna e Davoli), due autovetture, due motocicli, quote di società con sede a Roma, Cosenza e Satriano e diversi rapporti bancari e finanziari.

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