“Gli ammutinati” del porto in assemblea: «Ci licenzieranno perchè non c'è meritocrazia»

I portuali di Gioia Tauro che volevano continuare il blocco fanno un sit in volante e decidono: «Siamo stati scaricati da azienda e sindacati»
di Agostino Pantano
15 ottobre 2016
18:24
I portuali in riunione
I portuali in riunione

Un gruppo formato da una cinquantina di portuali ha tenuto un’assemblea, fuori dal terminal container, dissociandosi dalle sigle sindacali e contestando l'azienda e la politica.

 


"Gli ammutinati", ovvero i lavoratori che nei giorni scorsi insieme con altri volevano continuare il blocco delle attività, hanno deciso di incaricare un legale per verificare la possibilità di adire al giudice del lavoro contro «i futuri provvedimenti che - hanno detto Eugenio Cutrì e Antonino Cadile - certamente penalizzeranno noi e non altri nostri compagni». Questi operai, che contestano il varo dell'Agenzia che dovrà assumere i lavoratori nel frattempo espulsi da Mct, ritengono che «i criteri che azienda e sindacati, per legge, sono pronti ad adottare per scegliere i 442 da mettere alla porta, non sono meritocratici, puntano a premiare o chi è più anziano oppure chi ha più santi in paradiso ed è garantito».

 

Dietrofront al porto, una seconda assemblea smentisce la prima: si torna a lavorare


Questi lavoratori, che nell'assemblea di venerdì sera hanno vista battuta la loro linea favorevole al blocco ad oltranza - perche i turnisti hanno accettato la promessa di trattativa fatta dall'azienda e caldeggiata da tutte le sigle sindacali - fanno parte di un gruppo di "ultimi assunti" dal terminalista.


Nel 2011, mentre nel porto cominciava a mordere la crisi, questi portuali vinsero una paradossale causa di lavoro perche', dopo aver lavorato a intermittenza e a chiamata, il giudice di Palmi condannò il colosso tedesco a reintegrarli definitivamente nell'organico, trasformandoli da lavoratori precari in lavoratori a tempo indeterminato. La preoccupazione di finire per primi fuori dall'azienda, quindi, li ha indotti a riunirsi - in maniera spontanea e quasi carbonara - nella zona frontale al porticciolo turistico.

 

«Non abbiamo nulla da perdere - hanno detto - perchè sappiamo che saremo i primi a essere discriminati e cacciati, anche perchè prospettive per essere riassunti non ne vediamo, stante i ritardi della politica che ha promesso il bacino di carenaggio, la Zes e altre cose che non si vedono». L'Agenzia pubblica che dovra' farsi carico dei lavoratori nel frattempo licenziati da Mct, per tre anni pagando una parte di stipendio sotto forma di sussidio per la riqualificazione professionale, dovrebbe essere varata non appena la legge di stabilità destinerà le risorse. Tempi incerti ma non lunghissimi, che nei giorni scorsi avevano portato l'azienda ad accellerare con la messa in mobilita', passaggio che aveva portato a surriscaldare il clima, a determinare i lavoratori a bloccare il porto tra mercoledì e venerdì scorsi, facendo palesare uno scontro tra azienda-sindacati-regione da un lato, e lavoratori e loro rappresentanti dall'altro. Una guerra di "tutti contro tutti».

 

Agostino Pantano

Giornalista
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