Surreale seduta del Consiglio regionale, ignorata “Calabria Verde” e interrogazioni senza minoranza in Aula

L'Assemblea riunitasi oggi ha fatto spallucce davanti allo scandalo e si è concentrata sulle interrogazioni, gran parte delle quali presentate dal centrodestra che ha però inspiegabilmente disertato la seduta
di Riccardo Tripepi
22 settembre 2016
17:05

Riprende dopo uno stop di quasi due mesi l’attività in Consiglio regionale. E giusto un giorno dopo l’esplodere del bubbone interno a “Calabria Verde”. Una vicenda assai inquietante che, dovesse essere confermata dal processo, chiama fortemente in causa le responsabilità della politica.

 


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Politica che, però, ieri ha preferito fare spallucce, come spesso le avviene. In Aula, nonostante la presenza del governatore Oliverio, neanche una parola è stata spesa sullo spinoso argomento.


Il Consiglio è andato spedito al primo punto all’ordine del giorno, unico su cui era prevista la votazione: e cioè la ratifica degli eletti, che è avvenuta all’unanimità. L’Aula ha confermato il lavoro svolto dalla Giunta per le elezioni, presieduta da Sebi Romeo, che in estate ha esaminate le eventuali cause di ineleggibilità per ogni consigliere. Con un’attenzione particolare, ovviamente, per il caso dell’ormai ex vicepresidente del Consiglio Francesco D’Agostino. Il consigliere della Oliverio presidente era stato oggetto di una comunicazione della Prefettura che aveva comunicato agli Uffici di palazzo Campanella una condanna per detenzione e trasporto da armi da fuoco, risalente agli anni ’80.


D’Agostino nel 1986 venne denunciato per trasporto e detenzione di armi da fuoco con l’apertura di un procedimento che finirà con il patteggiamento nel 1993. La legge che prevede l’incandidabilità per questo genere di reato, invece, è del 1999 e dispone solo per il futuro. Interpretazione che ha convinto i componenti della giunta per le elezioni a votare in maniera unanime per la conferma del consigliere. E che ieri ha trovato ulteriore conferma nel voto del Consiglio.


La decisione, tuttavia, non avrebbe influenze sulla scelta che D’Agostino ha fatto in ordine all’autosospensione dalla carica di vicepresidente del Consiglio. Quest’ultima, infatti, è maturata in seguito al suo coinvolgimento nelle ultime inchieste della Procura di Reggio, come iniziativa personale del consigliere della Oliverio presidente per non prestare il fianco a strumentalizzazioni, così come lui stesso aveva dichiarato fin da subito.


Poi l’Aula è passata ad esaminare interrogazioni e mozioni presentate dai consiglieri regionali e che si erano accumulate nel corso dei mesi. Erano stati soprattutto i consiglieri di minoranza a chiedere una seduta ad hoc per smaltire le interrogazioni e, dunque, hanno prontamente pensato di disertarla.


Il paradosso è che appena 48 ore prima, in conferenza stampa, i gruppi di minoranza avevano chiesto un confronto al centrosinistra, criticando la mancata disponibilità al dialogo da parte del governatore Oliverio. Poi, avuta la possibilità di mettere la giunta sotto torchio hanno fatto perdere le proprie tracce. E così Oliverio e i suoi assessori si sono dovuti guardare più dal fuoco amico, che dal centrodestra. Per gran parte del tempo dedicato alle interrogazioni, infatti, i banchi della minoranza sono stati occupato soltanto da Sinibaldo Esposito del Nuovo Centrodestra che, se consideriamo i rapporti di Alfano con il centrosinistra, non è che sia propriamente un partito di opposizione. Nel massimo della frequentazione, invece, i banchi del centrodestra sono stati occupati anche da Francesco Cannizzaro della Casa delle Libertà e dal Ennio Morrone che, val la pena di ricordarlo, non fa più parte di Forza Italia e alle ultime elezioni di Cosenza ha votato per Carlo Guccione.


Le interrogazioni più spinose al governatore e ai suoi sono arrivati da Bevacqua. Guccione e Sculco. Insomma il centrosinistra se l’è cantata e suonata in perfetta solitudine nell’attesa dell’incontro che Magorno ha previsto per domani tra la segreteria del partito e i gruppi regionali di Partito Democratico e Democratici e Progressisti. Con un occhio sempre rivolto al rimpasto di giunta.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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