Inchiesta Aemilia, intercettazione: 'Il ministro ha dato la mano al boss'. Delrio si difende: 'sono nel mirino di poteri oscuri'

A chiamare in causa il ministro Delrio sono due detenuti che, intercettati dicono: 'Quando è andato a Cutro ha dato la mano a quello là'. 'A Nicola?'.
di Redazione
12 maggio 2016
15:52

Il nome del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio compare nelle carte dell'Inchiesta Aemilia. A chiamarlo in causa sono due detenuti, arrestati nell'ambito dell'inchiesta Aemilia, i quali sostengono che il ministro, durante al visita a Cutro nel 2009, abbia stretto la mano al boss. La notizia è raccontata nel numero de 'L'Espresso' in edicola domani. L'intercettazione risale al 2015. I detenuti Domenico Curcio e Marco Gibertini stanno guardando la Tv. Gilbertini vede l'immagine di Delrio e dice al collega: "Quello scemo sulla destra... era il sindaco di Reggio Emilia!". "Quello... sì! Di Reggio Emilia? Il sindaco di Reggio Emilia?", domanda Curcio. "Eh... Delrio! Quando è andato a Cutro ha dato la mano a quello là". "A Nicola?". "Uhm!". "Non lo hanno arrestato?", chiede infine Curcio. "Ma no! Perché poi ha mangiato la..."

 


Secondo i carabinieri quel Nicola sarebbe il boss Nicolino Grande Aracri ma, come dichiara L'Espresso, il 29 Aprile del 2009, quando Delrio era a Cutro, Nicolino Grande Aracri era detenuto nel carcere di Catanzaro e quindi la stretta di mano non può esserci stata. pronta la replica del ministre che prima dichiara di essere "nel mirino di poteri oscuri" poi si dice "assolutamente tranquillo". "Questa intercettazione che voi avete scovato negli atti del processo reggiano fa riflettere. A Cutro sono rimasto solo 24 ore, e ho svolto solo incontri istituzionali con il sindaco. In piazza ovviamente avrò stretto centinaia di mani, potevano essere di chiunque. Nicolino Grande Aracri so benissimo chi è, conosco la sua storia criminale, ma non so che faccia abbia visto che non lo conosco. Non posso avergli stretto la mano durante il viaggio a Cutro, come dice Gibertini, visto che il boss era in carcere: l'intercettazione mi sembra un po' 'telefonata'. Avevo avuto sentore di possibili dossieraggi contro di me già a fine 2014 e inizio 2015, quando il mio nome era finito nella lista dei papabili alla presidenza della Repubblica", ragiona Delrio. "Dopo la vicenda di Pastena e delle presunte fotografie - prosegue - ho presentato denuncia immediatamente: è necessario sapere se un ministro è ricattato, o peggio ancora se è ricattabile. Confermo di non aver mai subito pressioni da nessuno, ma so di avere molti nemici. Tra i mafiosi, ma anche con le cricche e i massoni non sono mai andato molto d'accordo". "Non ho nulla da nascondere - conclude - anche se ci fosse una foto o una stretta di mano non avrei nessuna difficoltà a spiegarne le circostanze perché ho la coscienza a posto. A Cutro non ci sono andato per fare campagna elettorale, ma dopo un invito del sindaco. A differenza degli altri candidati, che misero i cartelloni e fecero incontri di cui nessuno ha mai chiesto conto".

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