In ricordo di Adele Bruno

Quattro anni fa la tragedia della ragazza lametina uccisa dall'ex fidanzato. Oltre ad un ricordo, un monito per tutte.
di Redazione
30 ottobre 2015
16:43

A distanza di quattro anni, le lacrime non riescono ancora del tutto a lasciare spazio ai ricordi. Il 31 ottobre del 2011, a Lamezia, per mano del suo ex ragazzo, moriva Adele Bruno, uccisa a poche ore dal suo compleanno. Adele è stata ricordata, non quanto si sarebbe dovuto, in questi quattro anni. L'amministrazione comunale, esattamente un anno fa, le ha intitolato il vecchio mulino che si trova nel centro storico di Nicastro, dove Adele è cresciuta, oltre ad una borsa di studio per le scuole superiori. Un'emittente locale le ha intitolato un premio, giunto alla quarta edizione.
Intanto la vicenda processuale ha seguito il suo corso. Il 10 giugno scorso la Cassazione ha reso definitiva la condanna a 30 anni per il suo assassino, Daniele Gatto, pena che era già stata stabilita fin dal primo grado di giudizio. Ma la storia di Adele e del suo carnefice resta, deve restare. Perchè è la classica storia di femminicidio, una delle tante che leggiamo e ascoltiamo quotidianamente. Perchè Adele è stata uccisa da un uomo che giurava di amarla, che voleva tornare con lei, perché senza non poteva vivere. Ma si arricchisce della beffa. Perchè Gatto non solo ha ucciso Adele. Ma ha anche tenuto, subito dopo il delitto, un atteggiamento ed un comportamento che hanno ferito la famiglia quasi nella stessa misura dell'omicidio stesso di Adele. Si è costruito un alibi, fatto di vestiti lavati e passeggiata sul corso perché lo si vedesse, di telefonate e messaggi sul cellulare di Adele che aveva, poco prima, lasciato morta ai piedi di un ulivo. Per poi partecipare alle ricerche della ragazza, fino alla notte inoltrata quando, i familiari, resisi conto che qualcosa non quadrava, lo hanno allontanato. Col senno di poi, la famiglia di Adele ha riconosciuto in alcuni comportamenti di Gatto una serie di campanelli di allarme, che sul momento però non si colgono, perché non ci si pensa. Perchè mai avrebbero potuto immaginare che potesse arrivare a tanto.
Di Adele resta il sorriso, la dolcezza, la genuina semplicità. Ma della sua storia deve restare il monito a tutte quelle ragazze che ancora non riconoscono il pericolo. O quelle donne a cui dispiace dire sempre no ad un ex fidanzato, marito, compagno che cerca di riallacciare i rapporti. Negli anni, a Lamezia, per ricordare Adele ci sono stati i Lanzino, Marisa Garofalo, sorella di Lea, la scrittrice Francesca Porco. Tutti hanno invitato ad alzare il livello di guardia, a fare attenzione, a non sottovalutare. Perchè, a volte, il pericolo è molto più concreto di quanto si possa pensare. E Adele, mamma Teresa, papà Rosario e Vincenzo lo hanno capito troppo tardi.

Guglielmo Mastroianni


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