Da Catanzaro a Palmi per riacquistare l’udito nell'ospedale chiuso da tempo

La testimonianza di un paziente che grazie all'unico servizio per adesso ancora disponibile, quello della camera iperbarica, è totalmente guarito dalla sordità che lo aveva colpito
di Luana  Costa
12 dicembre 2017
15:05
Il centro iperbarico di Palmi
Il centro iperbarico di Palmi

Riportiamo di seguito una lettera inviataci da un lettore e indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, al governatore della Calabria Mario Oliverio e al commissario al piano di rientro dal deficit sanitario Massimo Scura con cui si intende esprimere apprezzamento per le competenze riscontrate nell'ospedale di Palmi e, d'altro canto, sconforto per la possibilità che il centro possa subire un ridimensionamento:

 


«Mi chiamo Carlo Dardano, sono nato e cresciuto nella provincia di Catanzaro ed è a Catanzaro che ho sempre vissuto e sono residente. Durante la scorsa estate, mentre facevo un’immersione subacquea nella zona di Squillace/Copanello, ho sentito una strana sensazione all’orecchio che, una volta emerso, è andata a farsi sempre più fastidiosa. Inizialmente, pensavo mi fosse finita dell’acqua nel timpano, ma, col passare delle ore, mi è venuto a mancare completamente l’udito.

 

La corsa in ospedale

Sono corso, pertanto, in ospedale e, dopo delle visite specialistiche e i vari esami ed accertamenti fatti, mi è stata diagnosticata una ipoacusia da blocco cocleare all'orecchio sinistro che poteva rivelarsi non curabile. Lascio immaginare a chi legge il mio sconforto. Ho, quindi, fatto una consistente cura cortisonica e, infine, il medico mi ha proposto di provare anche la “camera iperbarica”, informandomi che l’unico centro in Calabria si trova a Palmi (RC). Prima di quel momento, non avevo neppure idea di cosa fosse e, parlando con un cugino che vive a Padova e che, - il caso vuole -, ha lì un amico che la frequenta per curarsi una necrosi alle anche, scopro che si tratta di una tecnologia che riesce a porre rimedio a diverse patologie. Per fare solo qualche esempio: l’amico di mio cugino ha, appunto, una necrosi alle anche, il mio era un problema di udito, ho poi scoperto che c’è chi è riuscito a curare, grazie ad essa, la cancrena. Dietro consiglio del mio parente, ho deciso, dunque, di accettare la proposta del mio medico e di sperimentare tale trattamento medico.

 

La speranza

Mi sono, così, recato a Palmi dove, con mia piacevole sorpresa, ho trovato un’equipe molto professionale, paziente, disponibile col paziente e che, con gentilezza e affabilità, accoglie, da subito, il malato. Oltre all’affiatamento umano, ho, però, riscontrato, soprattutto, un’ottima preparazione ed efficienza nonché ammirevole cura nell’organizzazione. Riassumendo dopo sedici sedute di camera iperbarica ho riacquistato dopo tale terapia completamente l‘udito. In parole povere, sono stato trattato assai bene sia sotto il profilo medico che umano e sento, pertanto, di ringraziare i seguenti medici: il responsabile del servizio iperbarico dott. Elio Pitrolo, la dott.ssa Gentile Carmela, il dott. Oppedisano Pietro nonché tutto il personale infermieristico anch'esso splendido.

 

Cui prodest?

Sottolineando che un simile centro è unico in Calabria e che in altre città, come per esempio la prima citata Padova, stando a quanto mi informano, reparti simili sono tenuti in una certa considerazione, vengo ora a sapere che da noi, invece, gli indirizzi regionali tendono a riconvertire da struttura complessa in struttura territoriale e, probabilmente, con notevole riduzione delle risorse umane qualificate e delle tariffe regionali. La domanda che si pone di fronte ad una simile idea è: a che pro? Chi se ne avvantaggerebbe? Non certo i pazienti e i loro famigliari, non certo tutti i cittadini onesti che pagano le tasse per avere servizi simili e non certo l’intero sistema sanitario calabrese che rischierebbe, in questo modo, più di declassare una struttura di eccellenza unica in Calabria con relativo aumento dei costi in seguito alla relativa mobilità extraregionale per poi, conseguentemente a ciò, invogliare certe figure specializzate ad andare altrove e di perdere, dunque, professionalità preziose invece che attirarle. Da cittadino pagante le tasse e da paziente che ha risolto, anche grazie al suddetto centro e al suo personale, il proprio problema di salute, chiedo e spero che un simile reparto non venga mai riconvertito, ma, all’opposto, incentivato a crescere e ad andare avanti».

 

 

Giornalista
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