Presentato il libro dell'Arcivescovo metropolita, mons. Vincenzo Bertolone

«L'enigma della zizzania. Il metodo Puglisi di fronte alle mafie» è il titolo del libro. Un testo edito dalla casa editrice Rubbetino, con la prefazione di Santi Consolo, già Procuratore Generale di Catanzaro e che dal 2014 ricopre il ruolo di Capo del Dipartimento Amministrazione penitenziaria
26 ottobre 2016
11:15

La testimonianza del Beato Pino Puglisi invita tutti a non arrendersi di fronte alla zizzania del peccato, poiché «nulla è davvero impossibile, se lo si vuole». Questa potrebbe essere la sintesi del partecipato incontro tenutosi mercoledì scorso nella “Sala Tricolore” della Prefettura per la presentazione del volume scritto dall’Arcivescovo metropolitana di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, dal titolo «L'enigma della zizzania. Il metodo Puglisi di fronte alle mafie». Un testo edito dalla casa editrice Rubbetino, con la prefazione di Santi Consolo, già Procuratore Generale di Catanzaro e che dal 2014 ricopre il ruolo di Capo del Dipartimento Amministrazione penitenziaria.


Ad accogliere i convenuti è stato il Prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, che ha espresso gratitudine a mons. Bertolone, riconoscendo come sia indispensabile la sinergia tra istituzioni per la promozione del bene comune in una terra troppo spesso segnata da profonde e drammatiche vicende.



A moderare e ad introdurre la serata è stato il prof. Franco Cimino, che ha dato una chiave di lettura al testo, facendo emergere lo zelo pastorale di mons. Bertolone che, alla “scuola” del Beato Puglisi, desidera costruire, assieme alla sua gente, un mondo più giusto capace di vivere e testimoniare il Vangelo della carità.


A rappresentare la casa editrice Rubbettino è stato Antonio Cavallaro, che ha ringraziato l’Arcivescovo per aver accettato la pubblicazione del testo: un “capolavoro di esegesi” su come saper riconoscere il male della “zizzania” dal “grano” del bene.


Altro intervento è toccato al giornalista Filippo Veltri, che ha portato a conoscenza la propria esperienza personale vissuta in una comunità di Bovalino intitolata a don Puglisi, dove due consacrate, suor Carolina e suor Francesca, esercitano la propria missione dal 2005 occupandosi dell’accompagnamento scolastico e morale dei ragazzi, cercando di estirpare la “zizzania” del degrado presente sul territorio. Una testimonianza di vita vissuta nel silenzio, che andrebbe sostenuta con un’attenzione sempre più crescente da parte delle istituzioni, nella consapevolezza che bisogna abituare tutti a fare il proprio dovere, per dare credibilità a questa terra.


Un pensiero ripreso ed approfondito a conclusione della serata dall’Arcivescovo Bertolone che, nel ringraziare i vescovi emeriti Cantisani e Rimedio, le autorità presenti, i relatori e tutti i convenuti, ha offerto una lettura sulla struttura della ‘ndrangheta, evidenziando la debolezza e la difficoltà dello Stato e delle istituzioni a dover fronteggiare una realtà che da sempre forma e vuole uomini diversi dagli altri. Fedeli ai valori cristiani, alla luce del magistero degli ultimi Pontefici, per mons. Bertolone «se uno è affiliato alla ‘ndrangheta, alla mafia o alla camorra, si esclude automaticamente dalla comunità cristiana», poiché scegli di seguire il male.

 

Consapevoli che non sempre è difficile riconosce la “zizzania” e seguendo il pensiero illuminato di don Puglisi che, in mille difficoltà, formava le coscienze dei suoi giovani, per mons. Bertolone «occorre cambiare una mentalità culturale iniziando proprio dalla formazione scolastica sin dell’infanzia, facendo conoscere il fenomeno mafioso con lezioni ed informazioni inseriti nei normali programmi didattici». «Basta pietismo! - ha esclamato l’Arcivescovo - Occorre chiarezza tra grano e zizzania, tra bene e male, offrendo fiducia e speranza a questa umanità». E tra i sogni del pastore di Catanzaro-Squillace, alberga sempre il desiderio di vedere parrocchie sempre più capaci di essere “fontane” di speranza all’interno delle comunità, con uomini e donne che, in nome della propria fede, dinanzi all’ingiustizia, siano capaci di sapere dire: sì, sì; no, no, poiché “il di più viene dal maligno”.


Tante le domande che emergono nel testo di dell’Arcivescovo Bertolone: «Come comportarsi di fronte a stili, atteggiamenti, silenzi, connivenze, violenze, che gridano vendetta al cospetto di Dio? C’è ancora qualche chance per una Chiesa che voglia essere libera, povera, serva che ama il mondo, ma si distingue dal mondo nel senso descritto dal quarto evangelo, cioè di tenebra rispetto alla vera luce?».


Per il Presule l’agire pastorale di don Puglisi, ucciso per mafia a Palermo il 15 settembre del 1993, «non era azione antimafia, ma l'opera di un prete intelligente, che comprendeva il Vangelo nella sua valenza storica e nutriva fiducia nella potenza del buon seme. Quella fiducia che lo portò al martirio “in odium fidei”, da testimone credibile, coerente, osservando come la mafia sia contro il vangelo».

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