Giustizia e malasanità a Lamezia: 4 anni per un decesso senza colpevoli

Sono 25 gli indagati. Diagnosi sbagliata al pronto soccorso, ma la Procura chiede l’archiviazione. La parte civile si oppone. Organi della defunta ritrovati solo dopo 18 mesi
di Giuseppe Baglivo
20 febbraio 2017
22:34
Il tribunale di Lamezia
Il tribunale di Lamezia

Il pm Marta Agostini della Procura di Lamezia Terme ha chiesto al gip l’archiviazione nei confronti di 25 sanitari dell’ospedale lametino indagati per il decesso di una giovane donna di 39 anni venuta a mancare il 23 dicembre 2012 senza che i familiari ad oggi ne conoscano ufficialmente le cause. Gli organi della donna, che per ben 18 mesi i periti nominati dal gip avevano affermato che non esistevano più in quanto smaltiti, erano stati poi ritrovati ed il giudice il 18 febbraio dello scorso anno aveva così dato un termine ai periti affinchè presentassero una perizia in modo tale da avere un quadro chiaro ed “ufficiale” sulle cause del decesso.

 


Il gup del Tribunale di Lamezia Terme ha fissato l’udienza per discutere della richiesta di archiviazione della Procura per il 23 febbraio prossimo. La richiesta del pm arriva nonostante sia rimasto acclarato che la diagnosi sulla giovane donna fatta dai medici del Pronto soccorso di Lamezia era sbagliata, atteso che la stessa parlava di una broncopolmonite bilaterale fulminante mentre è rimasto accertato che la donna è ufficialmente deceduta per un problema cardiaco e di insufficienza della valvola mitralica.

 

La conclamata errata diagnosi potrebbe essere correlata dall’elettrocardiogramma di cui manca però il referto. Il collegio dei periti nominato dal gip aveva infatti dichiarato che la dottoressa esecutrice dell’elettrocardiogramma aveva correttamente refertato un’insufficienza mitralica. Nel corso dell’incidente probatorio, il marito della donna deceduta attraverso il proprio legale ha però chiesto copia del referto ed i periti del gip, dopo aver affermato in un primo tempo l’esistenza di tale referto, alla fine hanno ammesso pure loro l’inesistenza di qualunque referto relativo all’ecocardiogramma.

 

Il marito della donna, costituitosi parte civile, ha già preannunciato la propria opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal pm Marta Agostini ribadendo che l’ormai accertata diagnosi errata non permette di poter archiviare un caso che non è solo di malasanità ma anche di malagiustizia.

 

Dopo che i periti del gip per ben 18 mesi avevano affermato che gli organi della donna non esistevano più in quanto ormai smaltiti, l’ospedale di Lamezia Terme aveva invece risposto via fax, nel gennaio dello scorso anno, con un documento ufficiale indirizzato al pubblico ministero nel quale era stata comunicata l’esistenza del cuore della donna e pure degli altri organi.

 

Era stato il gip a porre lo specifico quesito in ordine all’esistenza dei reperti organici della donna. In precedenza il primo perito (Rizzo) aveva invece comunicato che il cuore della non esisteva più. Il secondo Collegio di periti, guidati dal professore Ricci e composto anche dai ctu Biasucci ed Oliva, aveva invece concluso che non era possibile stabilire la causa della rottura della corda tendinea del cuore in mancanza di alcuni esami che non potevano essere eseguiti in quanto lo stesso cuore e gli altri organi sarebbero stati smaltiti.

Dopo il chiarimento circa l’esistenza di tutti gli organi della giovane donna deceduta, il collegio dei periti ha ora concluso ugualmente per l’assenza di colpa medica nel decesso. Da qui la richiesta del pubblico ministero di archiviare il caso. Resta però la diagnosi sbagliata sulla giovane donna. Un elemento che sarà ora il gip a dover valutare.

 

Giuseppe Baglivo

Giornalista
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