Bruno Bossio alla Nesci: «Proroga contratto lsu atto legittimo. È una battaglia di civiltà»

Continua il dibattito: «Se c'è una certezza è che sono proprio le norme vigenti ad autorizzare la proroga del contratto degli ex Lsu - Lpu calabresi»
5 gennaio 2018
19:34

Dove vai ? Porto pesci è la risposta di Dalila Nesci. È questo il classico modo di sottrarsi alla chiarezza ed arrampicarsi sugli specchi. È vero esattamente il contrario di quanto afferma la deputata pentastellata. Se c'è una certezza è che sono proprio le norme vigenti ad autorizzare la proroga del contratto degli ex LSU  LPU calabresi. La legge di stabilità approvata nei giorni scorsi e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale prevede specificatamente ai commi 223, 224 e 225 la suddetta proroga, in coerenza con i decreti attuativi della Madia.

 


Gli amministratori locali avrebbero fatto un abuso o espresso dolo se non ci fosse stata questa legge.  Ora, sono invece espressamente autorizzati dalla norma. E la ratio della legge è fin troppo chiara dal momento che la sua approvazione giunge dopo che gli enti utilizzatori sono stati autorizzati a stipulare il contratto a tempo determinato consecutivamente nei tre anni precedenti.

Ovviamente, è altrettanto chiaro ed esplicito che non può gravare sugli enti locali un compiuto processo di stabilizzazione. I comuni, infatti, sono chiamati ad indicare il loro fabbisogno (che potrebbe non coincidere con il numero di ex Lsu/Lpu attualmente presenti presso gli Enti) intanto che nei prossimi due mesi viene emanato il nuovo decreto previsto sia dal comma 225 della legge di bilancio, che dalla circolare 3 della funzione pubblica. La stabilizzazione è, dunque, tema che necessariamente vede coinvolti soprattutto Stato e Regione. D'altronde, fino ad oggi, le risorse finanziarie utilizzate prima per i sussidi e poi per i salari sono stati erogati congiuntamente dalle casse regionali e statali. Né Dalila Nesci può rifugiarsi nel tentativo strumentale di considerare gli  ex LSU LPU  come la negazione del lavoro produttivo !

 

In questo caso parliamo di migliaia di lavoratori che, dopo essere stati tenuti per oltre vent'anni nella odiosa condizione di precariato senza diritti, se dovessero rientrare di nuovo nel bacino dei sussidiati, la loro prospettiva sarebbe quella di una esclusione a vita dal mercato del lavoro. Come PD in questi anni abbiamo lavorato in tutta Italia, allo svuotamento dei bacini di precariato. Gli ex LSU LPU calabresi sono un pezzo di questa storia. È incancellabile, di contro, l'ossessione della Lega Nord e del Movimento 5 Stelle, come gli atti parlamentari dimostrano, di voler criminalizzare questi lavoratori perché considerati assistiti e nullafacenti.

 

È poi ben altra storia la problematica di come creare lavoro e non si può certo millantare che l'allargamento della base produttiva e occupazionale in Calabria possa avvenire a danno di questi lavoratori. Se ne faccia una ragione la Nesci: l'impegno dei deputati PD e le scelte che i governi Letta, Renzi e Gentiloni insieme a quello regionale di Oliverio hanno compiuto, sono espressione di una bella e trasparente battaglia di civiltà e libertà. La Nesci insiste perché questi lavoratori tornino ad essere precari e sussidiati. Noi, al contrario, abbiamo inteso  liberarli e non vogliamo che il loro destino sia risospinto nella condizione di subalternità al potere politico di turno.

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