Oliverio si aggrappa a Minniti in un abbraccio che vuol dire tante cose

Il ministro ricambia l’abbraccio con lo stesso slancio, ma con il volto più teso e una vena che gli pulsa sulla tempia: “Visto? Ci sono, ma mi raccomando non fare scherzi, ‘sto cantiere fallo partire davvero, che fino a mo’ si è visto poco o nulla”
17 settembre 2017
12:21
L’abbraccio tra Oliverio e Minniti
L’abbraccio tra Oliverio e Minniti

Si sa, una foto vale più di mille parole. Anche parole non dette. E la foto che immortala il presidente Mario Oliverio con l’astro (ri)nascente della politica Italiana, il ministro dell’Interno Domenico, detto Marco, Minniti, è tanto evocativa. Ma proprio tanto. Scattata al termine della grande kermesse” Cantiere Calabria” organizzata dalla Regione, suggerisce afflato, liberazione, fratellanza, successo. Se si eliminasse il contesto convegnistico e le centinaia di occhi che in quell’istante scrutavano bramosi i protagonisti come scalatori che guardano la sospirata vetta, quella potrebbe essere l’immagine che testimonia l’incontro tra il capo di un esercito assediato e quello delle truppe alleate arrivato in suo soccorso.

 


I protagonisti

In primo piano ci sono loro, Oliverio e Minniti, in abito scuro d’ordinanza, che si stringono in un abbraccio maschio, speculare, italianissimo. Ci sono pochi altri Paesi dove due uomini politici possono abbracciarsi così senza che sia in occasione della finale della Coppa del Mondo. La gratitudine di Oliverio è evidente, straripante anche nel discorso di chiusura che ha appena pronunciato.

 

La presenza del ministro più invidiato e più quotato del Pd alla sua iniziativa, è un suggello di quelli che contano davvero. Se per ipotesi fosse venuto Renzi non se lo sarebbe filato nessuno, tranne Magorno. Meglio di Minniti, invece, Oliverio non poteva desiderare. Calabrese doc, in rapida ascesa in tutti i sondaggi, ringraziato indirettamente da Junker («L’Italia ha salvato l’onore dell’Europa»), stimato pure dal Papa («Grato all’Italia per gli immigrati»), amato da destra, sinistra e pure dalla Gabanelli («Ha il mio sostegno totale»), Minniti è una bandiera di successo e Oliverio si aggrappa all’asta. Non la molla. Ora che è in mezzo al guado della legislatura, costretto a gestire due maggioranze (o due opposizioni, fate voi), la credibilità politica del capo del Viminale è un balsamo prezioso. Il ministro ricambia l’abbraccio con lo stesso slancio, ma con il volto più teso e una vena che gli pulsa sulla tempia. ”Visto? Ci sono, ma mi raccomando non fare scherzi, ‘sto cantiere fallo partire davvero, che fino a mo’ si è visto poco o nulla”. Questo sembra sussurrare al presidente della Regione, che quando sarà il momento potrà ricambiare la fiducia con la sua notevole forza elettorale.

 

Gli altri e… la telecamera

Intorno a Oliverio e Minniti c’è tutto un mondo di ambizioni, di speranze, di timori. Troppi per indugiare su ognuno. Limitiamoci alla deputata Stefania Covello, responsabile del Pd per il Mezzogiorno. Covello ha uno sguardo indulgente. “So’ ragazzi…” sembra pensare, senza mostrare un eccessivo entusiasmo che potrebbe essere equivocato dal segretario nazionale del suo partito. E infine, c’è la telecamera che spunta sulla destra, a indagare questo momento topico con un’invadenza quasi endoscopica. Non era certo l’unica, ce n’erano a decine che hanno scrutato ogni risvolto della kermesse per giorni. Ma quella telecamera, in particolare, è anche nella foto delle foto, a ricordarci che oggi quasi tutto quello che vediamo passa prima attraverso un obiettivo, che sia politico o di vetro.

 

Enrico De Girolamo

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