«Massacrata dal mio ex, ritirai la denuncia per riconquistare la libertà»

Donne di Calabria | La storia di Anna Macrì, scrittrice e attrice catanzarese, che la prossima settimana presenterà al Senato il suo libro - Malamore - sulla violenza di genere

di Enrico De Girolamo
6 novembre 2017
18:28
Anna Macrì
Anna Macrì

«Per riconquistare la mia libertà e andarmene ritirai la denuncia contro di lui, nonostante mi avesse massacrata». È il prezzo pagato a suo tempo da Anna Macrì, 46 anni, attrice e scrittrice calabrese, per cancellare i lunghi anni di una relazione violenta e ricominciare.
«È grazie all’arte se sono riuscita a venirne fuori - dice -. Ogni donna ha un suo percorso, un suo modo di reagire. Ma non tutte ce la fanno e molte restano prigioniere della loro condizione».

 

"Codici rosa" e cuori neri

La sua esperienza di vita è diventata il binario su cui corrono in parallelo il suo lavoro artistico e il suo impegno sociale, percorsi che a volte si sovrappongono e si confondono, come quando ad aprile ha dato alle stampe il suo libro, Malamore, che il 14 novembre sarà presentato al Senato, nel quale racconta 10 storie vere di donne maltrattate e violate. A Catanzaro è tra le animatrici dell’associazione Astarte, unica in Calabria a offrire assistenza H24 alle donne che subiscono violenza. Li chiamano “codici rosa”, ma muovono tutti dal cuore nero del carnefice di turno. Chiamate di soccorso dietro le quali ci sono mille storie e un unico movente: la violenza sulle donne perpetrata dagli uomini. In maggioranza mariti e compagni, ma anche fratelli e padri.


 

Il padre che spezza le dita alla figlia

«Due settimane fa - racconta Anna - ero in teatro a recitare, quando al numero verde dell’associazione è arrivata la chiamata di una donna trentenne alla quale il padre durante un litigio aveva spezzato volontariamente tutte le dita di una mano. Gli operatori sono andati a prenderla per accompagnarla prima in ospedale e poi in Questura a denunciare. Ora è ospitata nel rifugio del nostro centro».
Al centralino di Catanzaro arrivano in media 4 o 5 segnalazioni a settimana, con un’impennata nei week end e durante le feste, a conferma che l’inferno spesso ha l’aspetto rassicurante del tinello di casa.

 

I femminicidi sono solo la punta dell'iceberg

«Quando si parla di violenza sulle donne - dice -, l’attenzione dei media si concentra soprattutto sui femminicidi, che però sono l’atto finale di una violenza di genere che spesso viene perpetrata per lunghissimo tempo e molte volte non coincide neppure con una vera e propria azione fisica. Sono piuttosto le violenze psicologiche, le pressioni quotidiane a segnare le donne, che vengono lentamente destrutturate come persone. È quanto, ad esempio, accaduto a me. Sono da sempre una donna libera ed emancipata, ma anni fa attraversai un periodo in cui ero particolarmente vulnerabile. Lui se ne accorse e cominciò a insinuarsi in questa crepa, prima minando la mia sicurezza, poi allontanandomi dalla mia famiglia e dai miei amici. Lentamente ha serrato il recinto che mi aveva costruito intorno e, nell’ultimo anno e mezzo del nostro rapporto, ha cominciato a picchiarmi, fino a mandarmi in ospedale».

 

Un'esistenza ricostruita

Ne è passato di tempo da allora. Anna ha chiuso con l’ex violento e si è risollevata: la scrittura, il teatro, un altro compagno, i figli. Mattoni di esistenza messi con fatica uno sull’altro per ricostruire una vita bombardata dalla violenza domestica.
«Con il mio libro - spiega - ho voluto accendere i riflettori sul cuore del problema, spiegare che alla base di tutto c’è un sistema malato che crea vittime e carnefici, fino a condurli alla loro epifania. Dinamiche che vanno avanti da secoli».

 

Il sessismo quando lavorava in carcere

Discriminazioni che secondo questa attrice catanzarese - che ha anche sfiorato la candidatura ai David di Donatello - continuano, nonostante il calendario ci avverta che siamo nel XXI secolo da un pezzo.
«Ho lavorato alla realizzazione di alcuni progetti culturali nelle carceri - racconta - ma per il personale penitenziario ero solo una a caccia di c…i. Non ci sono eufemismi abbastanza efficaci per rendere la sensazione di disagio che una donna può provare quando avverte il contesto discriminatorio in cui è costretta a operare».

 

Lo scandalo Weinstein, si può dire di No

Un biasimo, il suo, che non sfocia però nell’indulgenza quando le donne accettano volontariamente le regole di un gioco sporco. Sullo scandalo internazionale che ha coinvolto Harvey Weinstein, il potentissimo produttore di Hollywood, Macrì va controcorrente: «Da attrice posso garantire che alle proposte indecenti si può dire di No. Io l’ho fatto. Sentire attrici, come Asia Argento, che dopo 20 anni denunciano le molestie subite, mi fa venire molti dubbi. È cominciata una caccia alle streghe che rischia di edulcorare tutto, di minimizzare un problema enorme che viene ridotto a una moda. Ma tutte le mode passano, mentre le donne vittime di violenza restano».

Enrico De Girolamo

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