Tutela del risparmio, dal bail-in alle prospettive di riforma delle sanzioni (VIDEO)

Convegno di studi a Bruzzano Zeffirio, organizzato dalla San Paolo Invest e dal Comune Jonico. Fra i relatori, il presidente della commissione Giustizia del Senato, Nico D’Ascola e il group manager Francesco Nucera
di Redazione
19 giugno 2017
21:36

«La tutela penalistica non è l’unica forma a cui si deve pensare. Andrebbero rafforzate le forme di controllo rispetto alle quali, una volta, in Italia si eccelleva, come la Banca d’Italia, la Consob. Ci sono stati fatti che hanno evidenziato un crepuscolo delle istituzioni previste per intervenire, prima che crisi di questo genere si verifichino».


È il presidente della commissione Giustizia del Senato, Nico D’Ascola, ad analizzare le prospettive dell’attuale sistema legislativo in tema di tutela del risparmio. Si tratta di un argomento che, sebbene connotato da un particolare tecnicismo, negli ultimi anni ha assunto un’importanza fondamentale a causa del crac di numerosi istituti bancari che hanno finito per procurare non pochi danni anche a piccoli risparmiatori, trovatisi improvvisamente con il denaro messo da parte nel corso di una vita posto in serio pericolo. Ed allora, proprio all’interno di un percorso di alfabetizzazione finanziaria, iniziato ormai da circa due anni, Francesco Nucera, group manager della San Paolo Invest ha organizzato in collaborazione con il Comune di Bruzzano Zeffirio, un’importante giornata di studi sulle forma di tutela del risparmio, le fattispecie penali ad essa collegate e le possibilità di riforma.



Moderato da Antonietta Maria Altomonte, giovane giurista originaria del centro jonico, il convegno ha vissuto un momento introduttivo con i saluti del primo cittadino Francesco Cuzzola, per poi incentrarsi sulle relazioni di Nucera, D’Ascola e Albanese.

L’operatore soggetto fondamentale. «Il ruolo dell’operatore finanziario – ha spiegato Nucera – è quello di ridurre l’asimmetria informativa tra mondo risparmio e risparmiatori e così fare al meglio il lavoro». Ma quali sono stati gli errori che hanno condotto, negli anni, ad una situazione simile? Nucera non ha dubbi: «Sicuramente da un lato il regolatore, dall’altro le autorità di vigilanza avrebbero potuto interpretare meglio il proprio ruolo. Ci sono state più cause fra cui anche il legislatore comunitario e la normativa su bail-in che ha fatto precipitare una situazione che in parte era già compromessa».

 

Profili della tutela e possibili riforme. «La tutela dei risparmiatori – ha spiegato Nico D’Ascola – è necessaria per una serie di ragioni convergenti. Il risparmio, base fondamentale per l’economia nazionale, soffre della mancanza di liquidità sul versante degli investimenti. Questi possono essere realizzati se vi è una quantità sufficiente di risparmio che li renda possibili». Per il senatore, «la tutela del risparmio in Italia è soltanto sufficiente e forse andrebbero pensati degli interventi riformatori sul versante del diritto penale, per anticipare la tutela evitando che i risparmiatori siano esposti ai rischi nascenti da condizioni macroeconomiche e dei mercati finanziari che sono inevitabilmente precarie. La tutela del risparmio trova la sua giustificazione soprattutto nella condizione di mercati finanziari globalizzati inevitabilmente fragili, esponendo i risparmiatori a rischi una volta neppure conosciuti».

Il bail-in. Rischi incrementati dalla procedura del bail-in, ossia, spiega D’Ascola, «dal fatto che l’eventuale crisi di un istituto di credito si scarica sugli azionisti, sugli obbligazionisti, e poi sui depositi. Il cittadino potrà essere chiamato a rispondere del dissesto dell’istituto di credito, laddove lui ha depositato i proprio risparmi. Una situazione per alcuni nemmeno prevedibile. Ci sono soggetti che vanno maggiormente tutelati in quanto privi di conoscenza di rischi finanziari connessi ad attività ordinariamente ritenute prive di ogni rischio. Una situazione – questa – che può determinare una fuga dei risparmiatori dagli istituti di credito che potrebbero preferire i consumi o addirittura dei mercati finanziari esteri, ritenuti – a torto – più protetti di quelli nazionali».

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