LSU-LPU | Bruno Bossio (Pd) agli ex lavoratori e sindaci : “Normativa chiara. Al vostro fianco Stato e Regione”

In una intervista al direttore di lacnews24.it, Pasquale Motta, la parlamentare PD spiega il percorso legislativo per la stabilizzazione degli ex LSU punto per punto e tranquillizza Sindaci e lavoratori. La deputata poi ricorda quando la Nesci (M5S) li avrebbe voluti sussidiati a vita. “I dirigenti sono pagati per interpretare e leggersi bene la normativa
di Pa. Mo.
2 gennaio 2018
12:12

Dopo l’approvazione della legge di stabilità che individua il percorso di stabilizzazione definitivo degli ex LSU, alcuni Comuni hanno espresso perplessità nel rinnovo dei contratti di proroga ai lavoratori secondo le norme stabilite nella legge. Dopo l'intervento tranquillizzante del Presidente della Regione, la maggior parte dei Sindaci ha firmato i contratti, solo un gruppo di essi non si è accontentato e, continua la protesta. La normativa è complessa e, in alcuni casi, l’interpretazione di alcuni segretari comunali ha suscitato allarme in alcuni Sindaci in merito a presunte responsabilità di probabili danni erariali per dirigenti e amministratori. A ciò, chiaramente si è aggiunta la strumentalizzazione politica, considerato il clima di vigilia elettorale. Abbiamo avvicinato la Parlamentare del PD, Enza Bruno Bossio, che negli ultimi anni è stata, insieme al Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, una delle protagoniste del percorso di stabilizzazione varato dal Parlamento e sposato dal Governo Nazionale, dei lavoratori LSU-LPU. L’on. Bruno Bossio, ha riassunto con noi tutti i passaggi normativi del percorso di stabilizzazione e ha invitato i sindaci a firmare i contratti, le sue parole, tra l’altro condite da riferimenti legislativi precisi, al netto delle polemiche politiche funzionali e strumentali alle diatribe elettorali, dovrebbero far calare il sipario sulle polemiche di questi giorni, anche perché non sembrano esserci più ombre sull’interpretazione del percorso legislativo di stabilizzazione dei lavoratori ex LSU.

- Onorevole Bruno Bossio, le va di ricostruire la storia di come nasce il percorso di stabilizzazione degli ex LSU-LPU calabresi?


Quando siamo stati eletti alla Camera, alla prima legge di stabilità che è stata quella di dicembre del 2013, come parlamentari PD abbiamo pensato di iniziare un percorso che portasse i lavoratori Lsu/Lpu della Calabria, da venti anni nei fatti dipendenti dei comuni o di altri enti, fuori dal bacino dei sussidiati per cominciare a dare loro i diritti effettivi del lavoratore dipendente, anche in base al decreto 101/2013, che incominciava ad affrontare con prime regole un percorso di fuoriuscita dal precariato nella Pubblica Amministrazione. Così, nella legge di stabilità del 2014, in particolare al comma 207 della 147/2013, abbiamo fatto approvare un articolo che prevedeva lo stanziamento di una somma di 50 milioni di euro finalizzati alla contrattualizzazione, già allora immaginata in funzione della stabilizzazione di questi lavoratori. Per questo oggi le amministrazioni locali (che hanno avuto interamente finanziati in questi 20 anni dallo Stato e dalla Regione prima i sussidi e poi i contratti) non possono fare quelli che cadono dal pero, come se non fosse chiaro, fin dal primo giorno di contratto a tempo determinato quale fosse il percorso segnato. Perché i 50 milioni, previsti nella 147 del 2013, sono rinvenienti da un fondo per l’occupazione previsto nella legge 296 del dicembre 2006 (comma 1156 lettera g) finalizzato proprio alla fuoriuscita dal lavoro sommerso. Gli stanziamenti precedenti, e cioè quelli che venivano dati per i sussidi, attingevano da altri fondi.

- Tuttavia il percorso non è partito subito?

Si, per responsabilità della Regione Calabria, guidata da l’allora Giunta di centrodestra, si è persa questa opportunità per il 2014 e i lavoratori LSU-LPU della Calabria hanno dovuto aspettare un anno affinché questo percorso potesse effettivamente avviarsi. In particolare con il decreto interministeriale del 6 novembre 2014 prima, ma soprattutto con la determinazione del nuovo presidente della Regione Mario Oliverio, (che ha dato un impulso forte affinché né la legge 147 né il decreto interministeriale restassero lettera morta) dal primo gennaio 2015 si è avviato il primo anno di contratto a tempo determinato per circa 5000 lavoratori calabresi diventati da quel momento ex LSU-LPU. Nel giugno 2015 viene approvato nel decreto 78 convertito in legge 125/ 2015, l’art.16 quater che estende anche ai finanziamenti regionali la possibilità di deroghe (previste dalla 147/2013) per i contratti a tempo determinato e con la legge 9/2016 art..13 comma 1 bis, viene rinnovato e prorogato per il secondo anno il contratto a tempo determinato per gli ex Lsu/Lpu calabresi. E infine, con la legge 232/2016 comma 163, è prevista la proroga del contratto per il terzo anno.

- Negli ultimi giorni sia la delegazione parlamentare PD che la Regione sono contestati da alcune forze politiche in merito alla prospettiva degli ex LSU-LPU. Come mai?

A dire il vero abbiamo dovuto combattere ogni anno per consentire la proroga dei contratti degli LSU-LPU della Calabria, perché ogni volta c’era qualcuno delle altre forze politiche, in particolare la Lega e i 5 stelle, che volevano riportare questi lavoratori nel bacino dei sussidi e delle elemosine. Fin dal primo anno sono stati forti gli attacchi anche con interventi in aula del M5S e in particolare con la Nesci che si è esplicitamente opposta alla possibilità che i 50 milioni dovessero andare agli LSU-LPU della Calabria. La Nesci li avrebbe voluti sussidiati a vita e mai lavoratori con diritti. Come parlamentari del Pd abbiamo resistito con tutte le nostre forze e abbiamo permesso la proroga nel 2016 e nel 2017 e adesso che siamo alla fine dei tre anni, è necessario avviare la effettiva stabilizzazione, altrimenti tutto questo sforzo risulterebbe inutile.

- Come si attiva questo percorso di stabilizzazione, onorevole Bruno Bossio?

Ci aiuta un altro fatto nuovo, l'approvazione della riforma Madia, il decreto 75 del 2017 e la circolare 3 del novembre 2017, che danno una mano ulteriore al processo di stabilizzazione dei precari in generale e in particolare degli ex Lsu/Lpu calabresi. Ovviamente la stabilizzazione non è una cosa che puoi fare in mezza giornata, nella notte tra il 31 dicembre 2017 e il primo gennaio 2018. D'intesa con il ministero della Funzione Pubblica, (ci tengo a ribadire questo fatto), abbiamo presentato un emendamento (rivolto anche ai lavoratori socialmente utili di altre Regioni) che oggi sono diventati tre commi nella legge di stabilità 2018 ovvero i commi 223, 224, 225 della legge 27 dicembre 2017 n.205, approvata in maniera definitiva, al Senato, il 23 dicembre 2017. Il comma 223 è un comma generale che è rivolto a tutte le convenzioni in essere, sia quella della Calabria che delle altre regioni, dove tra l’altro, nelle altre regioni si tratta ancora di LSU e non di ex LSU come nel nostro caso. Per questo quando il comma 223 parla di convenzioni si riferisce a quelle degli Lsu di altre regioni. Il comma 223 è però di riferimento anche per gli ex Lsu/Lpu calabresi perché cita le finalità dell’articolo 20 comma 14 del decreto legislativo 25 maggio 2017 n.75,

Comma 223. Per le finalità di cui all'articolo 20, comma 14, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, sono prorogate al 31 dicembre 2018, nei limiti della spesa già  sostenuta e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, le convenzioni sottoscritte per l'utilizzazione di lavoratori socialmente utili, di quelli di pubblica utilità e dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili (ASU).

Dopodiché andiamo effettivamente a vedere dove si parla di ex LSU-LPU calabresi: nel comma 224. Il quale recita:

Comma 224: per le finalità del comma 223, le disposizioni dell'articolo 16-quater del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 125, nonche' quelle dell'articolo 1, comma 163, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, si applicano anche per l'anno 2018.

Il comma 224 dunque autorizza la proroga dei contratti degli ex Lsu calabresi e solo di essi, poiché fa esplicitamente riferimento al 16 quater del 2015 che riguarda solo la Calabria. Questa è dunque la dimostrazione che il legislatore è consapevole che sta autorizzando i comuni a prorogare il contratto oltre i 36 mesi. Tale indicazione previene che non si configuri, nei fatti, rispetto all’art.36 comma 2 della legge 165 del 2001 (tra l’altro più volte riscritta) dolo o colpa del dirigente che autorizza.

- Onorevole Lei può affermare con certezza questo concetto sulla responsabilità? Ci pare che sia proprio questo il punto sul quale, un gruppo di sindaci e segretari comunali, stiano manifestando perplessità.

Non sarebbe un mio compito spiegare questo, ci sono fior di dirigenti che sono pagati per fare queste cose, io da legislatore avrei finito il mio lavoro. Ma tengo molto che questo percorso non sia buttato all’aria sia per rispetto dei lavoratori, sia per rispetto degli investimenti fatti dallo Stato e dalla Regione Calabria in questa direzione, e per questo vado anche oltre i miei doveri istituzionali. Lo snodo di tutto è il 225 che recita:

Comma 225. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge si provvede all'adozione del decreto di cui all’art. 1, comma 209, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e alla conseguente attuazione dei commi 211 e 212 del medesimo articolo1, con riferimento all’entità della spesa sostenuta a livello statale.”

Ovvero, proprio perché la stabilizzazione non si fa in una notte e il piano di fabbisogno non è ancora definito, intanto che si provvede all’adozione del decreto previsto nel comma 225 (ma già citato nella circolare 3 del 6 novembre 2017 Art. 3.2.10, comma 5), si possono prorogare per tutto il 2018 i contratti a tempo determinato per gli ex Lsu/Lpu. In altri termini il legislatore dice all’ente (e anche alla Regione), il piano di fabbisogno per il processo di stabilizzazione non me lo devi comunicare adesso, ma me lo devi presentare dopo l’adozione del decreto dove “saranno note le condizioni necessarie per l’attuazione della relativa disciplina” (cit. comma 5 Art.3.2.10 circ. 3) che deve essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge dall’1 gennaio 2018 Dunque i comuni hanno tutto il tempo per fare il piano di fabbisogno. E qui sorge l’altra questione che noi conosciamo bene. E’ difficile che tutti gli LSU possano essere stabilizzati dal singolo ente, tranne alcuni casi, probabilmente perché spesso sono in sovrannumero tale che per quanto si possano fare sforzi la pianta organica e il bilancio del comune non copriranno mai i costi di tutto. D’altra parte l’abbiamo sempre saputo che la stabilizzazione di tutti gli LSU non poteva passare solo attraverso singoli comuni, ma se il singolo comune comunque riesce a stabilizzarne qualcuno, ben venga. Molti Lsu sono persone preziose per l’Ente, spesso sono anche responsabili del procedimento, seguono servizi essenziali, per cui nei limiti del piano di fabbisogno sono sicura che gli enti faranno di tutto per stabilizzare quelli che effettivamente servono e se sono in grado farlo.

- Come tranquillizziamo i Sindaci e i Segretari comunali che ancora esprimono dissensi e perplessità dunque?

Su questo punto mi pare che la volontà della Regione sia stata testata più volte, e da ultimo il forte appello del presidente Oliverio rivolto ai sindaci, perché firmino i contratti, dimostra che la volontà non sia quella di farli tornare nel bacino, ma invece di trovare una soluzione per tutti. È proprio questa forte volontà della Regione uno dei motivi per cui io penso che i comuni possano stare tranquilli doppiamente. 1) Possono stare tranquilli sul piano legislativo perché la legge di stabilità non è una bozza che gira su internet ma è una legge dello Stato, scritta in totale coerenza con la legislazione precedente e in particolare con la Madia e il decreto 75. 2) c’è una volontà della Regione di andare fino fondo al processo di stabilizzazione per tutti. Per questo invito quei pochi i Sindaci che non hanno ancora firmato di avere fino in fondo il coraggio che hanno dimostrato in questi anni firmando la proroga dei contratti per il 2018. Del resto chi si oppone a questo percorso previsto dalla legislazione vigente in alternativa quale soluzione propone? Nessuna, se non quella di far rientrare i lavoratori nel bacino come sussidiati senza diritti e vanificare così le lotte e gli obiettivi che in questi 4 anni abbiamo raggiunto.

Giornalista
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