BANKITALIA | Calabria frena la ripresa: ritardi nella spesa del nuovo Por

In Calabria il 41,9% di giovani tra i 15 e i 30 anni non studia e non lavora mentre la quota di famiglie in cui nessun componente lavora si attesta al 30,8%
di Luana  Costa
13 giugno 2017
14:52

La Calabria frena la sua crescita. Dopo un 2015 favorevole sotto il profilo dell’aumento dell’attività economica, nel 2016 la regione resta ferma al palo in parte a causa della chiusura del ciclo di programmazione comunitaria 2007/2013 e i ritardi riscontrati nella spesa del nuovo Por, in parte perché i segnali di ripresa emersi lo scorso anno si sono dimostrati troppo timidi e troppo frammentari da spingere verso una reale ripresa. Questo è il quadro tratteggiato da Bankitalia che come ogni anno ha stilato una relazione dettagliata sull’economia calabrese illustrata stamani dal presidente Sergio Magarelli nel corso di una conferenza stampa.

 


Occupazione. Il 2016 sotto il profilo dell’occupazione risulta spaccato a metà tra due opposte tendenze. Il primo trimestre ha fatto registrare segnali di recupero riflettendo in parte l’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato realizzate fino al 2015 in connessione con la prevista riduzione degli sgravi contributivi, negli ultimi due trimestri le condizioni del mercato del lavoro sono tornate stagnanti. È aumentato di tre punti percentuali (dal 22,9% del 2015 al 23,2% del 2016) il tasso di disoccupazione, circostanza che rifletterebbe più un aumento dell’offerta di lavoro e quindi una maggiore partecipazione da parte degli inoccupati di lungo corso nella ricerca di un posto di lavoro che una nuova emorragia. Altissima resta invece la quota dei cosiddetti Neet, giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano pari in Calabria al 41,9% rispetto alla media nazionale del 26%. Per la prima volta da cinque anni il tasso disoccupazione è sceso per i giovani con meno di 25 anni mentre ha continuato a crescere per quelli tra i 25 e i 34 anni. L’identikit del Neet è un giovane tra i 15 e i 30 anni, nella maggior parte dei casi donna con un non elevato tasso di istruzione e impossibilità economica a spostarsi fuori regione.

 

Imprese. Gli indicatori positivi emersi durante lo scorso anno non risultano tanto forti da dissipare il clima di incertezza che continua a regnare nel settore dell’imprenditoria calabrese. Arresta la sua crescita l’agricoltura, comparto che nel 2015 aveva trascinato l’economia calabrese, resta stabile l’industria con l’unica eccezione rappresentata dall’export che continua ad espandersi per un valore pari al 10% ma incidendo poco sul tessuto economico e prosegue inarrestabile il calo delle attività nel settore delle costruzioni che risente sia della mancata incisività delle opere pubbliche sia al necessario adeguamento al codice degli appalti introdotto di recente per legge. In particolare, le opere pubbliche, secondo alcune stime, il numero dei bandi di gara è diminuito di un quarto. Il settore dei servizi è l’unico in crescita accompagnato dal turismo che ha fatto registrare un aumento delle presenze in particolare durante i mesi estivi.

 

Reddito e povertà. Il reddito disponibile delle famiglie calabresi nel 2016 è cresciuto riflettendosi in parte anche in un aumento dei consumi. Tra le principali voci di spesa è aumentata quella per beni durevoli, in particolare l’acquisto di nuove automobili. Resta invece altissima la quota delle famiglie in cui nessun componente ha un lavoro: nel 2016 pari al 30,8%. Dato nettamente più elevato della media nazionale e che fa il paio con la quota di famiglie che vivono in uno stato di povertà assoluta che nel 2015 si attestava in regione al 12,4%, anche questo valore il più elevato nella media nazionale.

 

Sanità. Cala sensibilmente il deficit della sanità calabrese grazie all’applicazione del piano di rientro da parte del governo. Il debito è sceso grazie a interventi specifici nel settore della spesa farmaceutica e il contenimento della spesa per il personale ottenuto con il blocco del turn over. Sempre alti invece i costi per la mobilità sanitaria fra i più elevati in Italia mentre si cronicizzano i ritardi nei pagamenti di alcune aziende sanitarie provinciali. Lieve miglioramento da registrare sul versante dei livelli essenziali di assistenza seppur il punteggio resta al di sotto della media nazionale.

 

Luana Costa

Giornalista
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