Vigili del fuoco “volontari” per legge: «Ecco come lo Stato ci usa»

In Calabria sono 900 i pompieri che prima della riforma Brunetta potevano almeno contare sullo status di precario della Pa. Oggi, quando lavorano, devono firmare una liberatoria
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di Enrico De Girolamo
27 ottobre 2017
14:06

La legge li definisce “volontari”, ma quando lavorano hanno un contratto, una busta paga emessa dal ministero, contributi previdenziali. L’unica cosa che davvero gli manca è la garanzia di una continuità occupazionale che soltanto un inquadramento con tutti i crismi potrebbe assicurargli. Sono i vigili del fuoco precari, quelli che una volta venivano definiti “discontinui” e che da qualche anno, appunto, sono stati ricondotti nelle fila del volontariato. Una soluzione di comodo che consente allo Stato di utilizzarli senza subire le conseguenze di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, sfoltendo allo stesso tempo le schiere dei precari che già ingolfano la Pubblica amministrazione a tutti i livelli.

 


900 pompieri "finti-volontari" in Calabria


In Calabria sono 900 i vigili del fuoco precari, 16mila in tutta Italia. Durante il recente tour nella nostra regione del segretario del Pd, Matteo Renzi, impegnato in queste settimane ad attraversare il Paese in treno per la campagna Destinazione Italia, i pompieri “finti-volontari” hanno atteso l’ex presidente del Consiglio in ogni stazione dove il suo treno ha fatto tappa.

 

Tutta colpa della riforma Brunetta


Indossando la loro inconfondibile divisa, hanno atteso Renzi per dare visibilità alla protesta che portano va avanti da quando la riforma Brunetta del 2009 ha messo in un unico calderone i vigili precari stipendiati dal ministero e i volontari veri e propri, che spesso affiancano i pompieri di ruolo venendo pagati circa 7,5 euro l’ora. Un’unificazione che ha fatto venire meno lo status di “precario” ai pompieri discontinui, compromettendo la loro aspettativa di scalare le graduatorie dei vari concorsi che sono stati fatti negli ultimi 10 anni, senza contare che molti, nell’attesa di una stabilizzazione che non arriva mai, stanno raggiungendo o hanno già raggiunto il limite di età di 37 anni oltre il quale non è più possibile partecipare alle selezioni pubbliche per l’assunzione di nuovi vigili.

 

Per lavorare devono firmare una liberatoria

«Da quando c’è la legge Brunetta - spiega Leonardo Dorrico, vigile del fuoco precario da 26 anni e attualmente a “disposizione” del distaccamento di Vibo Valentia -, quando veniamo chiamati a prendere servizio, accanto ai vigili di ruolo per svolgere le stesse mansioni, ci fanno firmare un documento in cui affermiamo che non abbiamo nessun rapporto di lavoro con l'Amministrazione pubblica. Eppure, a pagarci è il ministero e il contratto è lo stesso che ha un vigile del fuoco regolarmente in organico. Intanto, mentre lottiamo per i nostri diritti, persone che non hanno mai fatto i vigili del fuoco vengono assunte pescando dalle liste degli idonei dei vecchi concorsi».

 

Una situazione frustrante che paradossalmente ha abbassato l’asticella degli obiettivi: oggi gli ex discontinui non hanno come scopo primario la stabilizzazione, ma piuttosto quello di uscire dalle schiere dei volontari e tornare ad essere considerati precari della Pubblica amministrazione, status che consentirebbe loro di continuare a maturare diritti nella speranza che, un giorno, arrivi anche l’ambito posto fisso.

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