Attendono in barella un giorno, in alcuni casi anche due giorni, all’interno del corridoio del pronto soccorso per essere trasferiti nelle degenze delle unità operative. È il calvario a cui sono sottoposti i pazienti che convergono verso l’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.

 

Centro hub di secondo livello dell’area centrale della Calabria ma da tempo sull’orlo del collasso a causa dei rigori imposti dal piano di rientro dal deficit sanitario e del progressivo taglio di posti letto delle unità operative. L’effetto combinato delle due misure lo si può toccare con mano, in particolar modo, nel periodo estivo quando il pronto soccorso dell’ospedale Pugliese incrementa il numero di accessi, già notevolmente alti durante l’arco dell’anno, calamitando pazienti dall’intero comprensorio catanzarese ma anche dalle province di Crotone e Vibo Valentia.

 

Non ci sono posti letto

È ormai prassi consolidata che i casi classificati come gravi vengano trasportati direttamente al centro hub ma è altrettanto frequente che all’interno dell’ospedale non vi sia la possibilità di ricoverare i pazienti che in gran numero vi accorrono. Non sempre infatti è possibile trasferire verso altre strutture sanitarie regionali persone che gravano in precarie condizioni di salute ma molto spesso accade che siano gli stessi pazienti ad opporsi al trasferimento preferendo di gran lunga attendere in barella le dimissioni di altri degenti.

 

Attesa in barella al Pronto soccorso

È così che un fenomeno che dovrebbe rappresentare un’eccezione diviene regola. E i pazienti siano costretti ad attendere, dopo essere stati trasportati d’urgenza all’ospedale, nel corridoio del pronto soccorso in barella in attesa che all’interno delle unità operative i degenti vengano dimessi per essere ricoverati a loro volta. Non sempre ciò accade in tempi brevi e può capitare quindi di dover trascorrere anche un giorno in attesa in barella. “E per fortuna ci sono le barelle” è il commento a freddo degli operatori sanitari del reparto di Emergenza Urgenza quotidianamente impegnati a fornire risposte in condizioni al limite della precarietà.

 

Luana Costa