Il sindaco di Isola su don Scordio: “Se se ne va lui, ci ripuliscono tutti”

Nuovi particolari dall’inchiesta “Jonny”. Le intercettazioni sull’impresa che portava i pasti al Cara. E i migranti costretti alla fame mentre alla parrocchia si organizzavano banchetti. Gli artifici contabili, la criticata nomina di Fabiola Marrelli e il mancato intervento del primo cittadino
di Redazione
16 maggio 2017
11:10
Don Scordio
Don Scordio

Vedi che se se ne va lui, ci ripuliscono tutti…”. Avrebbe avvisato, il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Gianluca Bruno (non indagato), una delle persone finite sott’inchiesta che – da parte sua – temeva che se qualcuno avesse messo da parte il prete, questi se la sarebbe “cantata”, accusando tutti gli altri.


E intanto la storia andava avanti. I migranti che morivano di fame, da un lato. E i ras della Misericordia che gozzovigliavano dall’altro. In senso metaforico e non solo. Da Leonardo Sacco, il governatore, l’amico dei potenti, che passava dai battesimi dei mafiosi alle foto col ministro Alfano. A Don Edoardo Scordio, che affamando i migranti del Cara di Isola Capo Rizzuto ingrassava le tasche sue e delle dei nipoti. Così, almeno, scrivono il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto e i pm Vincenzo Capomolla e Domenico Guarascio nel decreto di fermo eseguito con la maxioperazione “Jonny” che ha disarticolato la cosca Arena. Banchettavano, emerge in particolare dalle intercettazioni, banchettavano sul serio, mentre gli ospiti del Cara mangiavano, e male, se andava bene, una volta al giorno.



Le intercettazioni acquisite alla Quadrifoglio srl, la società di catering che assicurava i pasti al Cara, risultano – a giudizio degli inquirenti – eloquenti. In particolare, due degli indagati - intranei all’azienda sulla quale la malavita locale avrebbe esercitato una forma di controllo occulto - spiegavano le ragioni della dissennata amministrazione del Cara e delle finanze della Misericordia proprio a don Scordio e ai nipoti. E auspicavano, alla luce dei crediti della Quadrifoglio verso la Misericordia che il sindaco di Isola, Gianluca Bruno (non indagato), che ritenevano fosse a conoscenza di quel che stava accadendo, potesse intervenire per fermare abusi e sprechi.

 

E’ scritto nel provvedimento di fermo:  «La fittizia creazione di crediti contabili impediva l’ulteriore espansione del “gruppo” verso affari, investimenti immobiliari che se da un lato confermavano le distrazioni di danaro pubblico da sempre effettuate, dall’altro individuavano uno scenario inquietante di cui il Sindaco si mostrava a conoscenza. I tre, si lamentavano ancora adducendo come la scelta di Leonardo Sacco di nominare quale direttrice del Cara Marrelli Fabiola (non indagata, ndr) avesse aggravato la situazione anche perché “viene a rompere le scatole a Isola” mentre il problema ridondava nella mancata gestione dei costi. I tre continuavano ancora a lamentarsi degli sprechi commessi dai familiari di Don Edoardo in particolare criticavano la gestione del santuario della Parrocchia, i continui banchetti ivi organizzati. Da Don Edoardo con i soldi della Misericordia ed il tenore di vita dei nipoti. Dopodiché la conversazione tra i presenti ritornava sulle figure di Sacco e Don Edoardo Scordio. In sostanza, ed virtù delle considerazioni sopra enunciate riguardanti il prete, Poerio Antonio richiedeva a Bruno Gianluca un intervento per allontanare il sacerdote da Isola di Capo Rizzuto. Bruno Gianluca lo riteneva inopportuno dicendo testualmente “vedi che se se ne va lui….che te lo dico io….ci ripuliscono tutti”. Poerio Fernando era d’accordo perché temeva che il prete li accusasse: “che lui poi se la canta”».

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