‘Ndrangheta, sequestro beni per imprenditore di San Luca

Francesco Stipo è ritenuto vicino cosca Romeo alias “Staccu” operante nella Locride e in tutto il territorio italiano
di Redazione
13 luglio 2017
08:12

Beni mobili, immobili e prodotti finanziari per due milioni di euro sono stati sequestrati dai Carabinieri a un imprenditore edile di 44 anni di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. Sulla base della normativa antimafia, e' stata applicata la misura nei confronti di Francesco Stipo, soggetto che era gia' "noto" alle forze dell'ordine per i suoi numerosi precedenti penali. In particolare Stipo e' ritenuto vicino alla 'ndrangheta e alla cosca Romeo alias "Staccu" operante nella Locride e in tutto il territorio italiano.


I beni sottoposti a sequestro

E' infatti il genero del defunto Sebastiano Romeo, gia' ritenuto al vertice della articolazione locale di 'ndrangheta di San Luca, cognato di Antonio Romeo detto "Avvocaticchio" e cognato di Antonio Pelle, sorvegliato speciale di P.S. ritenuto affiliato alla cosca Pelle "Gambazza". Forte è, inoltre, il legame tra Stipo e il cognato Giuseppe Giorgi detto "U Capra", elemento di spicco dell'omonima consorteria arrestato lo scorso 2 giugno dai Carabinieri di Reggio Calabria dopo una lunga latitanza. Tra i beni sequestrati stamani vi sono, infatti, anche i 160.000 euro, in banconote di vario taglio, rinvenuti proprio il 2 luglio, durante le operazioni di perquisizione seguite alla cattura del cognato-latitante, presso l'abitazione di Stipo, occultate all'interno di un intercapedine ricavata in una parete. Ma esiste un precedente, gia' nel 2007 all'interno dello stabile dove risiede l'interessato veniva rinvenuto un "bunker" presumibilmente utilizzato da esponenti della cosca durante la latitanza.

 

Il "curriculum" di Francesco Stipo

Francesco Stipo, oltre alle parentele con i soggetti appena elencati, vanta un curriculum criminale di rilievo, in particolare veniva arrestato nell'ambito dell'operazione della Dda reggina convenzionalmente denominata "Italia che lavora" perché' ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso, frode in pubbliche forniture ed illecita ingerenza in appalti pubblici. Nel 2014, inoltre, veniva condannato alla pena di quattro anni di reclusione poiché' ritenuto responsabile di illecita concorrenza con violenza o minaccia aggravata dall'aver agevolato organizzazioni di tipo mafioso e/o per aver utilizzato il metodo mafioso. Oltre al denaro e ad una serie di conti correnti, libretti di deposito, titoli, azioni, obbligazioni e quote azionarie riconducibili all'interessato ed al suo nucleo familiare, sono stati sequestrati anche diversi beni mobili e immobili oltre all'impresa edile riconducibile a Stipo. L'uomo, nella circostanza, e' stato anche sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza. (AGI)

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