‘Ndrangheta, soldi in cambio di voti: rito abbreviato per otto

I fatti risalgono alle elezioni regionali 2005. Angela De Feo, candidata con il Psi, avrebbe consegnato 50mila euro al clan Giampà di Lamezia tramite un presunto esponente della cosca di Cutro
di Redazione
18 settembre 2017
14:12

Verranno processati con il rito abbreviato - che comporta in caso di condanna uno sconto di pena pari a un terzo – gli imputati Angela De Feo, 56 anni, di Catanzaro, Rosario Cappello, 57 anni, di Lamezia Terme, Pasquale Giampà, alias “Millelire”, 53 anni, di Lamezia Terme; Angelo Torcasio, 24 anni, di Lamezia, Romolo Villirillo, 39, di Cutro, Saverio Cappello, 37 anni, di Lamezia, Vincenzo Bonaddio, 58 anni, di Lamezia, Aldo Notarianni, 52 anni, di Lamezia.


Coinvolti in un’inchiesta che mira a far luce sulle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria in occasione delle elezioni del 3 e 4 aprile 2005, l’ipotesi di reato è scambio elettorale politico-mafioso.La scelta del rito alternativo comporterà un processo a “porte chiuse” e allo “stato degli atti”.


L'inchiesta

Nella consultazione elettorale del 3 e 4 aprile 2005, Angela De Feo, 56 anni, di Catanzaro – candidata nelle file del Partito Socialista-Nuovo Psi – è accusata di aver ottenuto la promessa di voti in cambio dell’erogazione di denaro. 

Secondo l’accusa, Angela De Feo avrebbe ottenuto la promessa di voti dal clan Giampà di Lamezia Terme in cambio di denaro.

 

Nello specifico Angela De Feo avrebbe consegnato 50mila euro a Pasquale Giampà, ritenuto elemento della “commissione dell’omonima cosca di Lamezia terme”, ed il denaro sarebbe stato suddiviso con Vincenzo Bonaddio, Aldo Notarianni, Rosario Cappello, Angelo Torcasio e Saverio Cappello i quali avrebbero promesso di procurare i voti alla candidata alla Regione, Angela De Feo, mediante modalità mafiose ed avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal loro vincolo associativo di natura criminale.


A far da tramite fra la candidata Angela De Feo (poi non eletta) e il clan Giampà sarebbe stato Romolo Villirillo, ritenuto dalla Dda di Catanzaro nel capo d’imputazione come “esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta di Cutro di Nicolino Grande Aracri”, alias “Mani di Gomma”. Quali parte offese, la Procura distrettuale antimafia ha individuato la Regione Calabria in persona del governatore pro tempore, il Comune di Lamezia Terme in persona del sindaco, l’Associazione Antiracket di Lamezia Terme.

I difensori

Angela De Feo è difesa dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Pierpaolo Greco; Vincenzo Bonaddio dall’avvocato Francesco Stilo; Romolo Villirillo dagli avvocati Stefania Rania e Luigi Colacino; Aldo Notarianni dagli avvocati Francesco Gambardella e Gregorio Viscomi; Rosario Cappello dall’avvocato Tommaso Stanizzi; Pasquale Giampà è invece assistito dagli avvocati Manfredo Fiormonti e Francesco Provenzano; Angelo Torcasio dagli avvocati Rita Cellini e Valeria Maffei; Saverio Cappello dall’avvocato Claudia Conidi.

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