‘Ndrangheta, assolti dalla Corte d’appello Zagari e Crea

Erano stati condannati dal gup di Reggio Calabria, all’esito del giudizio abbreviato, rispettivamente alla pena di 9 e 8 anni
di Redazione
27 ottobre 2017
15:43
Reggio Calabria, Corte d’appello
Reggio Calabria, Corte d’appello

Dopo una lunga battaglia giudiziaria, tra accusa e difesa, la Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta dalla dottoressa Costabile e con a latere i consiglieri Bandiera e Cappuccio, ha accolto gli appelli proposti dagli avvocati Antonino Napoli, per Carmelo Zagari, ed Antonio Managò, per Francesco Crea, ed ha assolto i predetti imputati per non aver commesso il fatto.

 


Carmelo Zagari e Francesco Crea erano stati condannati dal GUP di Reggio Calabria, all’esito del giudizio abbreviato, alla pena di 9 anni, il primo, e 8 anni, il secondo, per avere preso parte – unitamente a Zagari Giuseppe (cl. 1963), Zagari Pasquale (cl. 1964) ed altri indicati nel capo di imputazione, nell’ambito dell’associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, nonché sul territorio nazionale ed estero – alla ‘ndrina Zagari-Fazzalari, insediata nel territorio del comune di Taurianova, per come giudiziariamente accertato nel processi “Taurus” e “Venerdì nero”.

 

A Carmelo Zagari, difeso dall’avvocato Antonino Napoli veniva contestato, in particolare, il ruolo di direzione della ‘ndrina, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione degli obiettivi da perseguire, il totale controllo nella gestione delle compravendite di terreni nel territorio di Taurianova assicurandosi la distrazione a loro vantaggio di una rilevante quota dei relativi corrispettivi.

Francesco Crea, difeso dall’avvocato Antonio Managò, è stato accusato, invece, di essere partecipe dell’associazione, mettendosi a completa disposizione degli interessi della ‘ndrina ed imponendo, su ordine di Carmelo Zagari e di Ernesto Fazzalari, al marchese Riccardo De Riso Paparo-Gagliardi ed agli acquirenti dei terreni ceduti da quest’ultimo il versamento agli indagati di una parte rilevante delle somme corrisposte in occasione del trasferimento dei fondi dell’ex feudo Gagliardi. Il Giudice dell’Udienza Preliminare aveva ritenuto, in accoglimento della prospettazione del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, configurato il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso e dimostrata la prova della responsabilità, a vario titolo, dei due imputati.

Ricorso in appello

L’avvocato Antonino Napoli, per Zagari, e l’avvocato Antonio Managò, per Crea, avverso la sentenza di primo grado avevano proposto ricorso in appello evidenziando la carenza degli elementi costitutivi del reato contestato. La Corte di Appello ritenendo fondate le argomentazioni difensive dagli avvocati Managò e Napoli ha accolto gli appelli nonostante il Procuratore Generale, dottoressa Fimiani, aveva chiesto la conferma della sentenza di condanna Il riferimento a Ernesto Fazzalari, all’epoca dei fatti latitante, emergerebbe dall’interpretazione di una serie di intercettazioni ambientali disposte all’interno dell’agenzia Lloyd Adriatico di proprietà di Francesco Crea che, tuttavia, ad avviso della difesa, non apparivano idonee a delineare il concreto contributo ed il ruolo che lo stesso avrebbe avuto all’interno del sodalizio mafioso, tenendo conto che la stessa accusa lo definisce “convitato di pietra”.

Le indagini

Le indagini erano partite da un’intuizione del locale Commissariato di P.S. che, ritenendo il Crea - noto assicuratore Taurianovese – vicino agli Zagari-Fazzalari, aveva richiesto ed ottenuto dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria un decreto di intercettazione ambientale per la ricerca del latitante Ernesto Fazzalari. Nell’abito dell’attività di indagine vennero captati alcuni colloqui tra Crea e Zagari da cui sarebbe emerso l’interesse di Carmelo Zagari alla compravendita del terreno dell’ex feudo Gagliardi, per il quale Crea aveva ricevuto dal marchese l’incarico quale mediatore. Il processo nei confronti di Ernesto Fazzalari, difeso dall’avvocato Antonino Napoli, dopo la sospensione dovuta al suo stato di latitanza è ripreso dopo la cattura, nella forma del rito abbreviato, davanti al Tribunale di Palmi presieduto dal dottor Grillone.

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