Insegnante in malattia ma faceva l’avvocato a Vibo: arrestato (NOME)

Il 55enne, dal 2011 al 2017, insegnante in servizio a Lodi, avrebbe totalizzato complessivamente oltre 1500 giorni di assenza svolgendo in realtà attività forense in Calabria
di Redazione
18 luglio 2017
12:01

La Compagnia della Guardia di Finanza di Lodi ha proceduto alla notifica di un’ordinanza di arresti domiciliari - emessa dal gip del Tribunale di Lodi per finalità cautelari su richiesta della locale Procura della Repubblica - nei confronti di un professore, Alfredo Mercatante, 55 anni, di San Costantino Calabro, già docente dipendente dell’Istituto Superiore di Codogno e dell’Istituto Merli - Villa Igea di Lodi.

 


Insegnante in malattia ma avvocato in Calabria

La misura giunge al termine di indagini che hanno approfondito la sua posizione, dopo che il medesimo, dal settembre 2011 al febbraio 2017, aveva totalizzato oltre 1500 giornate di assenza (fra malattia, congedo biennale per assistenza a familiare e aspettativa per motivi familiari), coincidenti, praticamente, con gli interi periodi di lezione dell’anno scolastico. Il docente, nei periodi di assenza, in realtà svolgeva prevalentemente la sua attività di avvocato in Calabria.

Le indagini

All’esito delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lodi ed iniziate con attività di osservazione e pedinamento svolte in Calabria, presso il Tribunale di Vibo Valentia e lo studio legale del professionista, si appurava che, negli oltre 5 anni oggetto d’indagine, l’interessato aveva partecipato a circa 250 udienze presso il Tribunale di Vibo Valentia, a 123 udienze presso il Giudice di Pace dello stesso luogo ed a 3 udienze presso il Tar di Catanzaro, negli stessi periodi in cui egli risultava assente per malattia od altro titolo.

 

La continua attività forense nei periodi di presunta malattia o di assenza a diverso titolo veniva, altresì, confermata dalle risultanze di documentazione amministrativo-contabile, quali agende, documenti attestanti trasferte e spese di viaggio, rinvenute e sottoposte a sequestro presso lo studio legale di pertinenza del professionista.


Nel complesso, si reperivano elementi per sostenere un utilizzo strumentale di certificati medici di dubbia attendibilità: sugli stessi, infatti, veniva apposta come diagnosi “lombosciatalgia acuta”, patologia che dovrebbe esaurirsi in una finestra temporale di circa 1 mese, al massimo, mentre, nel caso di specie, persisteva da almeno 5 anni.


Inoltre, l’avvocato, sia durante i periodi di assenza per malattia che durante il ricorso al congedo biennale per l’assistenza al padre, risultava aver effettuato numerosi spostamenti sull’intero territorio nazionale per fare fronte agli impegni assunti come legale.

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