Gratteri: «Un mafioso in lista è un rischio, ma vale fino al 30 per cento dei voti»

Il procuratore di Catanzaro ospite di una trasmissione di Rai 2 esclude anche di poter fare il ministro della Giustizia: «Senza maggioranze solide non si fanno riforme rivoluzionarie»
1 febbraio 2018
19:16

«È un rischio ovviamente, però vale la pena provarci, anche se parliamo di piccoli comuni. Per esempio, la 'ndrangheta controlla il 20-30% dei voti. Basta spostare il pacchetto di quei voti dalla lista A alla lista B per concorrere a decidere chi farà il sindaco o il segretario comunale. Grazie anche alla Bassanini che ha abolito il comitato regionale di controllo e la possibilità di dare più poteri al sindaco».

 


Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite a Kronos di Annalisa Bruchi e Giancarlo Loquenzi, in onda domani sera su Rai2. «Non ci credo - ha poi detto Gratteri, è scritto in una nota, commentando l'appello del ministro dell'interno ai partiti di sottoscrivere prima delle elezioni un patto anti mafie -. Tutti dicono di non volere i voti della mafia e che la mafia non entra nei loro partiti, poi di fatto vediamo, nel corso degli anni e delle indagini, che sempre più le mafie sono presenti nella politica, che dettano l'agenda e hanno sempre più potere sul piano elettorale. Soprattutto nei centri piccoli, ma anche nelle grandi città si sa perfettamente chi sono i mafiosi e chi sono i candidati espressioni delle mafie. C'è quasi sempre la consapevolezza di chi si mette nella lista perché le mafie da sempre votano e fanno votare. Vigilare sulle liste è un compito immane, enorme. Nemmeno duemila persone sono in grado nell'arco di tre giorni di controllare candidato per candidato e chi rappresentano. È un lavoro che toccherebbe a chi fa le liste e soprattutto ai suggeritori».

 

Gratteri, infine, ha escluso di poter andare a fare il ministro della Giustizia nel prossimo governo se il futuro presidente del consiglio gli desse carta bianca. «No - ha detto - perché oggi in base alle proiezioni non c'è nessuno che si può permettere il lusso di fare questo discorso, non si prevedono maggioranze tali da consentire rivoluzioni che si fanno quando si hanno maggioranze forti e gente autorevole. Oggi non si fanno rivoluzioni o grandi cambiamenti, si va avanti». Neanche chiamato da Pietro Grasso gli è stato chiesto? «No perché non ha i numeri. Potete fare le riforme più belle del mondo ma se non c'è nessuno che le vota restano lettera morta». (ANSA)

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