STIGE| Il pentito Francesco Farao: «Grazie al mio cognome mi sono imposto sulla concorrenza»

Il figlio del boss di Cirò ha iniziato a collaborare con la giustizia: «In segno di rispetto molti negozianti hanno cambiato fornitore»
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di Luana  Costa
23 gennaio 2018
17:53
Francesco Farao
Francesco Farao

“Io non sono battezzato ma riconosco che l’esser figlio di Giuseppe Farao, capo del locale di Cirò assieme a mio zio Silvio e a Cataldo Marincola, ha agevolato le sorti della mia attività commerciale”. Inizia così il rapporto di collaborazione con la giustizia intrapreso da Francesco Farao, detenuto nel carcere romano di Rebibbia dopo l’inchiesta denominata Stige che ha azzerato i vertici della cosca Farao Marincola radicata nell’area del cirotano. Il riferimento è alla società Meplacart di cui Farao deteneva per metà le quote condividendole con Cataldo Siciliani. “Posso confermarvi come il cognome Farao a me e ai miei soci ha fatto di aumentare la clientela tanto da poter affermare che il fatturato dell’azienda si aggirava negli ultimi anni attorno ai 900mila euro annui. Molti utilizzatori di cartoni e di plastica una volta saputo che avevo intrapreso questa attività mi chiesero di potersi rifornire da me. Io infatti dicendo di essere rappresentante dell’azienda mi recavo in diversi negozi della zona di Cirò e Cirò Marina, insieme a Torretta di Crucoli, Cariati e Casabona.

 


In segno di rispetto

Ebbene, appena i titolari delle aziende mi vedevano, mi chiedevano di potersi rifornire da me. Io non ho mai imposto la fornitura dei miei prodotti ma è chiaro che in segno di rispetto e riconoscenza, diversi negozianti hanno cambiato fornitore oppure riducevano le quote dei precedenti fornitori per accontentarmi. Tra i clienti che mi indicarono i prezzi praticati dai precedenti fornitori posso indicare Parrilla e Affatato, entrambi gestori di supermercati Conad, ubicati rispettivamente a Cariati e a Cirò Marina. Rispetto al Conad gestito da Affattato posso specificare ulteriormente una circostanza che vale a testimoniare come l’appartenenza alla famiglia Farao abbia agevolato la mia attività.

 

La soffiata sui prezzi

Come dipendenti di quel Conad lavora Pino Rovito, socio di fatto del “biondo” ossia dell’affiliato Salvatore Morrone, nella gestione di numerose giostre, che sia lui che Morrone utilizzavano all’interno del porto di Cirò. Ebbene, Pino Rovito conoscendo la mia famiglia ed essendo anch’egli contiguo alla cosca Farao, in virtù del rapporto con il “biondo” mi agevolava nelle forniture al Conad, sia comunicandomi i prezzi dei miei concorrenti al fine di vendere sotto costo, sia intervenendo con il titolare allorquando gli comunicava di aver negoziato i prezzi già con me. Chiaramente il mio ingresso nel mercato è intervenuto a depotenziare il fatturato degli altri miei concorrenti mentre il mio fatturato è sempre stato in crescita. Posso dire che in virtù del mio cognome non ho mai subito gli effetti della concorrenza, nel senso che, anche se venivano rifornitori da fuori e praticavano sconti migliori dei miei, nessuno dei negozianti ha mai abbandonato le mie forniture”.

 

 

Luana Costa

 

 

Giornalista
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