Cumbertazione, anche il Riesame dà ragione a Polifroni

L'ingegnere di Varapodio può tornare a esercitare la sua professione, dopo che la Cassazione aveva stabilito che le intercettazioni captate “non disvelano nulla di illecito”
di Agostino Pantano
9 novembre 2017
12:37

Terzo pronunciamento favorevole per Bruno Polifroni, l’ingegnere coinvolto nell’inchiesta Cumbertazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro il clan Piromalli di Gioia Tauro.

 


Dopo il Gip del Tribunale di Palmi, che nell’immediatezza del blitz scattato nel gennaio scorso aveva disposto la scarcerazione del professionista, e dopo che la Cassazione aveva ordinato al Tribunale del Riesame una nuova valutazione sul caso, è ora quest’ultimo organo giudiziario a esprimersi annullando anche il provvedimento che impediva al progettista di esercitare la sua professione.

 

Viene nuovamente accolto dunque il ricorso dei legali dell’indagato, Armando e Clara Veneto, Salvatore Pignataro, che in una nota affermano come “secondo la Suprema corte sia stato del tutto indimostrato l’accordo collusivo dell’ing. Polifroni con gli imprenditori Bagalà”, visto che “apparentemente – prosegue il comunicato stampa – le conversazioni intercettate non disvelano nulla di illecito perché si parla di progetti professionali”.

 

Polifroni ora attende l’evoluzione del processo a suo carico, su una condotta che secondo la Dda consoliderebbe una associazione per delinquere, attraverso 5 ipotesi di turbative d’asta aggravate dalla finalità di agevolare una cosca mafiosa.

Giornalista
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